Essere sensibili ai bisogni degli altri

Quest’articolo è tratto dal libro L’Incoraggiamento di Larry Crabb e Dan Allender. Appare qui per gentile concessione di Edizioni Patmos.

Incoraggiamento

Se il nostro obiettivo è quello di servire, cercheremo con impegno le occasioni per incoraggiare. La questione è come riconoscerle quando si presentano?

L’incoraggiamento avviene nel modo più efficace quando le occasioni sono colte, piuttosto che create. Se facciamo attenzione agli scambi ordinari di parole, con un orecchio sensibile, con la mente motivata dal servizio e con un cuore ripieno d’amore, non ci verranno a mancare le occasioni per incoraggiare. Ciononostante, come facciamo a trovarle?

Ascoltare al di là delle parole

In qualsiasi gruppo, un buon numero di persone si trovano a lottare con preoccupazioni immediate di vari gradi d’importanza: senso di colpa riguardo a fantasie sessuali, ansietà per un imminente appuntamento medico, affaticamento per un programma di lavoro esigente, solitudine aggravata dal recente trasferimento della persona amica, preoccupazioni finanziarie, risentimento verso un coniuge che ci rigetta, frustrazione nei confronti di genitori che liberamente dispensano consigli; l’elenco non ha fine. Altri, le cui menti attualmente non focalizzano un problema particolare, tuttavia affrontano ancora situazioni che potrebbero in breve tempo diventare critiche.

Ben pochi di noi, comunque, parliamo apertamente dei nostri problemi. E questo suppongo sia un bene. Esibizionisti emotivi che considerano una virtù esporre le loro nevrosi, si fanno un idolo dell’essere vulnerabilmente aperti. La maggior parte di noi tende tuttavia a celare le proprie preoccupazioni dietro maschere socialmente accettabili. Teniamo queste maschere a posto per evitare la critica e la disapprovazione che potrebbe far seguito alla rivelazione di ciò che realmente proviamo. Tuttavia desidereremmo essere conosciuti ed accettati per ciò che siamo. Così ci lasciamo sfuggire degli accenni su quanto sta accadendo dentro di noi, cercando qualche indicazione che il nostro ascoltatore sia attento, sensibile e che ci accetti. Come un nuotatore timoroso immerge la punta del piede nell’acqua per constatare se la temperatura è invitante, così noi riveliamo quel tanto di noi stessi per provare il calore dell’atteggiamento di chi ci ascolta.

Conversazione
ASCOLTARE AL DI LÀ DELLE PAROLE: “Come stai?” “Abbastanza bene, tutto sommato”.
RISPONDERE CON PAROLE CHE APRONO DELLE PORTE: “Stai attraversando un momento difficile?” “Si, in effetti…”
Conversazione
È NOSTRO PRIVILEGIO L’ESSER COINVOLTI NELLA VITA DEGLI ALTRI! Entrambi rafforzate e stimolate ad amare e compiere buone opere.

“Come stai?” un amico potrebbe chiederci casualmente. la verità è che ho un forte mal di testa, i bambini hanno litigato per strada in cammino verso la chiesa, ed uno dei miei genitori sta manifestando gravi sintomi di malattia. Ma io rispondi; “Abbastanza bene, tutto sommato”.

Se il mio amico rispondesse: “Sì, certo ci vuole coraggio a restare a galla oggigiorno. Mi fa piacere vederti”, avrebbe perso un’occasione per incoraggiare. L’opportunità non era stata pubblicizzata alla grande, ma c’era stata lo stesso. Se l’amico avesse cercato attivamente l’occasione per incoraggiare, forse si sarebbe reso conto che le parole “Abbastanza bene, tutto sommato” è ben diverso dal dire “Sto benissimo! E tu?”. La risposta poco rassicurante aveva come scopo di comunicare che se il mio amico voleva incoraggiarmi, da parte mia ero desideroso e aperto a riceverlo.

In breve, la conclusione è questa: chi incoraggia deve acquisire la capacità di ascoltare al di là delle parole. Spesso le parole comunicano non solo un messaggio aperto, evidente, ma anche un messaggio sottile e nascosto. Queste comunicazioni nascoste vanno riconosciute ed ascoltate.

Chi si impegna nel ministero d’incoraggiamento deve soprattutto ascoltare. Piuttosto che pensare a come rispondere mentre l’altro parla, occorre rimanere in ascolto. Un ascolto attento richiede uno sforzo concentrato. Così facendo si notano: smorfie facciali, spalle affloscia te, sospiri sommessi, toni di voce fiacca ed occhi umidi.

Rispondere con parole che aprono porte piuttosto che chiuderle

Se il primo passo è di riconoscere cosa l’altro sta cercando di dirci, qual è il secondo passo? Che cosa dovrebbe dire l’incoraggiatore quando intuisce che qualcuno sta trasmettendo un problema velato? Ascoltatori sensibili rispondono con parole che comunicano il desiderio di saperne di più, con frasi che aprono la porta all’informazione. Parole che aprono le porte trasmettono due messaggi:

1.”Qualunque cosa hai da dire, mi interessa”.
2.”Ti accetto, qualunque cosa tu mi dica”.

Unita'

Troppo spesso, le persone reagiscono con parole che chiudono la comunicazione invece di aprirla. Queste parole – che escludono la possibilità di una condivisione più profonda – indicano una mancanza di vero interesse in ciò che forse sta accadendo nell’altra persona. Esse comunicano anche un accenno di critica, che minaccia un eventuale rigetto. Parole che chiudono le porte scoraggiano la conversazione, trasmettendo insensibilità, critica e disinteresse. Queste parole ostacolano il processo d’incoraggiamento, aumentando il timore del rifiuto e dell’isolamento.

Conclusione

Le conversazioni tra cristiani dovrebbero essere caratterizzate da sensibilità compassionevoli. Vale la pena di ascoltare gli altri. Un bicchiere d’acqua offerto al minimo delle creature di Dio è un gesto degno di nota. La nostra vocazione e il nostro privilegio come credenti in Cristo è di coinvolgerci nella vita degli altri con lo scopo di stimolarli ad amare e compiere buone opere. Quando il nostro obiettivo è il servizio e quando esprimiamo verbalmente sensibilità verso i bisogni degli altri, ascoltando al di là di ciò che dicono e rispondendo con parole che invitano all’apertura, cominceremo a riconoscere le opportunità per incoraggiare, che abbondano ogni qualvolta dei cristiani si riuniscono.