Un insegnamento da parte di Johan Lukasse (l’autore di “Moltiplicarsi” e ex-direttore della Missione evangelica belga). Il seminario faceva parte della “conferenza fondazione di chiese e media” a Rimini nel 2003 organizzato dalla Missione cristiana europea. Questa pagina è basata sulla traduzione da vivo di Giorgio Meregaglia e adattata per il sito da Michele Carlson.
Ecco uno schema che ho creato per dimostrare i passi nella fondazione di chiese. Ci sono dodici passi qui. (Questo è lo schema dal libro che sto scrivendo.)
0. Sapete che cosa volete fondare – “Prima pianificare”
È importante sapere come programmare e pianificare affinché tutti siano d’accordo sulla direzione da intraprendere.
Prima di cominciare a fondare una chiesa, bisogna pianificare. Noi dobbiamo sapere che cosa vogliamo fondare e a che cosa miriamo. Sembra logico ma non sempre è così perché molte persone iniziano senza avere in mente quale risultato vogliano ottenere.
Quando si lavora con una squadra nella fondazione di chiese, ci sono tanti punti positivi. Però, una delle cose negative è che ogni persona, ogni componente di quella squadra ha in mente un quadro di che cosa dovrebbe essere una chiesa. Ci sono persone che hanno, ovviamente, una storia diversa l’una dall’altra e quindi hanno questo quadro, questa visione che è diversa, dunque il risultato, ovvero la conseguenza è che non si rema nella stessa direzione, ma in direzioni opposte. È importante sapere come programmare e pianificare affinché tutti siano d’accordo sulla direzione da intraprendere.
1. Scegliere il Luogo d’Azione – “Un passo alla volta”
Successivamente, se non abiti nella zona scelta, occorre andare nel luogo dove si vuole fondare una chiesa. Devi scegliere dove Dio voglia che fondate una chiesa.
2. Contattare – “Un vicino simpatico”
Una volta che sei arrivato sul posto devi essere un vicino amichevole e questo è appunto il contattare le persone. È la fase di contatto: Come saluti i vicini di casa, come ti relazioni con i tuoi vicini in quanto sei nuovo in quella situazione.
Il contatto è molto importante perché la prima impressione che tu dai agli altri è quella che rimane nella loro mente, e non costa un gran che essere amichevoli con gli altri. È una questione fondamentale ed uno dei versetti della Bibbia ci dice che la nostra amicizia, la nostra disponibilità e gentilezza dovrebbe essere nota a tutti.
3. Pre-evangelizzare – “Una mano d’aiuto”
Questo ci porta alla fase seguente che è la pre-evangelizzazione, e mi piace spiegarlo come la fase in cui siamo “una mano d’aiuto”. La pre-evangelizzazione significa essere a disposizione, vuol dire aiutare le persone e servire le persone. Non significa necessariamente avere degli eventi sociali grandiosi ma semplicemente essere gentili con le persone: se vedi il tuo vicino o la tua vicina che ha dei sacchetti della spesa molto pesanti, tu cerchi di aiutare, offri il tuo aiuto; è qualcosa di semplice, anche piccolo ma continuato nel tempo. Quindi la pre-evangelizzazione prepara le persone ad ascoltare un messaggio.
Dunque, il contatto prepara le persone affinché le si possa aiutare mentre la pre-evangelizzazione prepara le persone a sentire il messaggio.
4. Proclamare – “Fare goal”
Il passo seguente è la proclamazione. A questo punto viene proclamato il messaggio ad un cuore che è stato già riscaldato, ed è quasi pronto. Quindi possiamo dire che la pre-evangelizzazione parla al cuore, mentre la proclamazione parla alla mente.
È dunque un processo: noi evangelizziamo, ovviamente (con lo scopo di fondare una chiesa), ma non ci fermiamo con l’evangelizzazione perché il Signore Gesù ci ha chiamati a fare dei discepoli, il che significa che le persone devono sviluppare un nuovo stile di vita ed è quasi impossibile sottolineare a pieno l’importanza di questo. Il Signore Gesù disse: “Imparate da me, perché…il mio giogo è dolce e il mio carico è leggero” (Matteo 11:29-30).
5. Fare discepoli – “Un nuovo stile di vita”
Ho separato l’evangelizzazione ed il discepolato per spiegarveli meglio, ma non dovrebbero essere separati in quanto l’evangelizzazione già di per se stessa è fare dei discepoli. Bisogna pensarli come un insieme perché se li separi nella tua mente li separi anche nel tuo modo d’agire e di solito la seconda parte non viene fatta nel modo giusto e se non discepoliamo le persone sarà quasi impossibile vedere delle chiese fondate.
Quindi se la pre-evangelizzazione parla al cuore, la proclamazione parla alla mente e il discepolato parla alla volontà. Ti stai chiedendo, “Vuoi veramente essere un discepolo del Signore Gesù, sì o no?”
Vorrei dire qualcosa di provocatorio: di solito noi regaliamo il Vangelo troppo velocemente, troppo facilmente e ad un costo troppo basso! Quello a cui ho assistito, in diverse conferenze è di abbassare il livello per far entrare le persone nella chiesa, ma io ho un’opinione diversa su questo punto. Noi dobbiamo alzare lo standard, il livello. Se non costa nulla ed è così facile, avremmo un sacco di spettatori e nessun discepolo. È chiaro – se non paghi qua pagherai più tardi. Meglio avere dieci discepoli piuttosto che cinquanta spettatori.
Quindi non ingannarti; richiedi l’impegno serio! Il Signore Gesù ha fatto questo, gli apostoli lo hanno fatto, ed è per questa ragione che in alcune situazioni dobbiamo pregare per delle calamità e per avere dei discepoli, perché le persone devono pagare un prezzo e questo è importante. Noi potremmo pensare che le persone andranno via, che non saranno più interessate ma non è vero. Anzi, se tu spieghi che per essere un discepolo del Signore Gesù c’è un prezzo da pagare diventa più attraente perché tutto quello che è gratis non ha una grande attrattiva.
La mia teologia è ancora a posto: non siamo scampati per opere ma solo per grazia, per mezzo della fede. Ma un volta che sei diventato un figlio di Dio diventa molto costoso, c’è un caro prezzo da pagare e non è giusto non dire questo in modo chiaro. Il Signore Gesù disse che se vuoi costruire una torre, devi sederti e pensare al prezzo prima di iniziare a costruire (Luca 14:28).
Questo è un processo affinché la pre-evangelizzazione significhi essere una mano d’aiuto (essere amichevole, disponibile), poi bisogna proclamare (spiegare chi loro sono, spiegare chi Dio è). Ma quando si arriva a sfidarli a diventare discepoli dobbiamo essere onestissimi e dichiarare che c’è un prezzo da pagare; questo ci porta al prossimo punto che è invitarli a far parte della chiesa.
6. Unirsi alla chiesa – “Formare una catena”
In Europa oggi giorno bisogna chiedere alle persone di essere convertite due volte: la prima volta essere convertito a Cristo e la seconda volta essere convertito alla chiesa, perché le persone dicono sì a Dio ma no alla chiesa. Questo succede perché la mentalità di che cosa sia una chiesa ovviamente è errata e diversa. Le persone pensano alla chiesa cattolica romana.
Però, se tu hai già chiesto ad una persona di essere un discepolo, di essere impegnato, non è così difficile chiedere a quella persona di venire in chiesa.
7. Formare i discepoli – “La pratica perfeziona”
Leggendo la Bibbia, la chiesa locale è il posto migliore dove essere formato come discepolo e dove crescere in Cristo. Per esempio il posto migliore dove stare appena nato è in famiglia in cui c’è più di un figlio. C’è una famiglia in Belgio con undici figli, tutti con la stessa mamma (non sono adottati) ed ho chiesto a questa mamma: “Ma non è stato difficile crescere undici figli?” – e lei ha risposto- “No, no. Devi solo educare bene i primi due o tre e poi si educheranno gli uni con gli altri”. Pensa alla fondazione e crescita di chiese. Questo è esattamente quello che fai. Questo è il discepolato. Inizi a formare il primo discepolo il quale insegnerà a quelli che vengono dietro. Quindi non continui a fare questo con loro, ma tu cresci con loro.
8. Organizzare per portare pace – “L’organizzazione”
Passiamo ora alla prossima fase, cioè l’organizzazione. Di solito noi evangelici siamo molto deboli nell’organizzare e di solito pensiamo che l’organizzazione non sia particolarmente spirituale. Ma se questa è la tua opinione, tu non sei d’accordo con Gesù, perché anche quando ha moltiplicato i pani ed i pesci per cinquemila persone ha detto: “Fateli accomodare a gruppi di cinquanta” (Luca 9:14), e questa è organizzazione! Quando Paolo scrive a Timoteo, un quinto di quell’epistola parla di organizzazione nella chiesa.
Non importa di quale organizzazione di chiesa tu fai parte. Ovviamente ci sono diversi modi per organizzare un chiesa e ciascuno di noi è convinto che il proprio modo sia quello biblico. In ogni caso, quando fondi una chiesa devi organizzarla in base a quello in cui credi, dicendo: “Questa è la nostra struttura, questo è ciò che crediamo, questi sono i nostri valori”. Insegnando queste cose alle persone, ti risparmierai un sacco di problemi. Molti problemi, nel fondare le chiese, arrivano all’inizio perché la chiesa non è organizzata.
Quando io ero ancora direttore della Missione Evangelica Belga, abbiamo iniziato diverse chiese e poi ho organizzato un comitato o consiglio di chiese con alcune persone locali ed altre della missione ed ho detto loro: “Voi non siete ancora una chiesa; siete un gruppo di credenti che diventerà una chiesa”. E mi hanno chiesto: “Ma, Johann, perché dici così?” Io risposi loro, “Lo dico perché voglio che voi sappiate che io sono ancora il capo e quindi non c’è bisogno che vengo qui a dirvi tante cose, ma se iniziate a litigare fra di voi allora, sì, che verrò a dirvi cosa dovete fare perché io sono ancora il capo”. Similmente, nella chiesa fondata, dal momento in cui tu smetti di fare il leader della chiesa e affidi la leadership agli altri, allora devi dire loro, “Non sono più il vostro capo. Potete venire da me per qualche consiglio ma non sono più il capo”.
Tutto questo per dire che l’organizzazione e la struttura sono molto importanti.
9. Condividere responsabilità – “Prenditi cura della sorellina”
Poi c’è la prossima fase chiamata la co-responsabilità. Questo chiamo il “prenderti cura della tua sorellina”. Intendo dire che inizia con piccole responsabilità. È simile a come cresciamo i nostri figli. Ovviamente, quando sono piccoli non si chiede loro di decidere come la famiglia dovrebbe spendere i soldi, ma li si incarica e gli si fa vedere quali compiti possono intraprendere (ad esempio, pulire il tavolo o sparecchiare). Quindi la responsabilità viene aggiunta a poco a poco, cosicché loro si abituino ad una sempre maggiore responsabilità.
All’età di diciotto anni chiedono al papà di insegnare loro a guidare per poi fare l’esame per la patente di guida. Passano l’esame e la domanda seguente è: “Papà posso prendere la tua macchina?” Allora, a quel punto cosa fai? Dai loro la responsabilità o dici: “No, no. Aspetta!”? Che cosa è successo alla responsabilità che volevi dare loro? Dare responsabilità è un processo.
10. Incaricare i responsabili – “Passare il testimone”
Il processo quindi continua e così incarichi i leader, i responsabili. Li hai visti crescere; si sono sviluppati. Alcuni ti hanno deluso. Altri invece ti hanno meravigliato perché hanno svolto molto bene il loro incarico. Quindi nella tua mente devi chiederti di nuovo: “Chi potrebbero essere i leader?” Ad un certo momento passa il testimone e loro diventano i corridori della gara, i responsabili.
Se tu sei un missionario, è molto importante che nel tuo cuore e nella tua mente tu abbia già deciso che un giorno te ne andrai, perché “missionario” significa proprio questo: vai in un posto per far sì che qualcosa si realizzi, e una volta terminato, te ne vai, e vai da un’altra parte ed inizi qualche cosa di nuovo. Ovviamente devi formare, devi equipaggiare i credenti locali, ma alla fin fine devi dare loro la responsabilità.
Ecco è solo quando i missionari danno responsabilità ai credenti italiani e se ne vanno che il loro ministero avrà come risultato chiese italiane. Ma se tu rimani lì come nord-americano o canadese o quello che sei, avrai sempre l’odore del posto natio. Io vengo dal Belgio e quindi ho un odore belga, niente contro l’odore, ma la chiesa deve diventare una chiesa locale italiana, quindi anche la zona deve saperlo. Sono stato in Italia diverse volte, mi rendo conto che, ad esempio in Sardegna, la mentalità è molto diversa da Milano. Anche in Belgio abbiamo sentito parlare della Lega Nord e così via. Quindi hai bisogno di una chiesa che si identifichi con la zona in cui si trova. Hai bisogno di una chiesa che abbia un’espressione ed una rilevanza a livello locale.
11. Raggiungere l’autonomia – “Coltivare il tuo orto”
A questo punto si arriva alla undicesima fase: l’autonomia, che ho chiamato “coltiva il tuo proprio orto”, perché c’è ancora molto da fare.
Quindi tu non sei scomparso dal pianeta, ma ogni tanto ritorni nella chiesa che hai fondato. Insegni e sei responsabile, ma puoi essere coinvolto nel risolvere i problemi locali solo se i responsabili ti chiamano. Spero che abbiate capito bene: quando i responsabili di una chiesa – ormai autonoma – ti invitano a risolvere i problemi locali. Anche se tu sei come un apostolo, ciò non ti dà l’autorità su quella chiesa.
Un’altra questione è quanto sarebbe bello che le chiese locali di una stessa zona collaborassero le une con le altre, insieme. Negli anni mi sono convinto che è molto utile avere una specie di multi sistema di collaborazione fra le diverse chiese della stessa zona. Ci sono alcune cose che non si possono fare da soli, come, ad esempio, avere un campeggio biblico per i giovani oppure organizzare il modo di formare ancora meglio i responsabili, perché costa troppo per una sola assemblea, ma se ne hai dieci che collaborano allora è fattibile. Quindi ci sono molti vantaggi nel fare le cose in collaborazione. (Successivamente sorge il problema dell’attribuire la giusta autorità alla chiesa locale e al gruppo di chiese messe insieme.)
12. Continuare la vita – “Figlie e nipotine”
Quello che è molto importante è la dodicesima fase e cioè la chiesa che si moltiplica. A questo punto le chiese dovrebbero produrre altre chiese. Quindi la vita dà origine alla nascita, e questa è moltiplicazione: i figli hanno poi altri figli i quali diventeranno nipoti.
Io posso dire ad onore di Dio e per gloria di Dio che mia moglie ed io abbiamo fondato assemblee in Belgio con l’aiuto di molti altri ed alcune di quelle chiese hanno dato origine ad altre chiese e quest’ultime ancora ne hanno generate delle altre, quindi noi abbiamo “figli”, “nipoti” e “pronipoti”.
Infatti, il trentuno Agosto di quest’anno sono stato invitato in un luogo, in Belgio, anche se non sono più nella Missione Evangelica Belga di cui ero direttore. Ma questa chiesa di cui sto per parlarvi è nata grazie al nostro ministero. A quel tempo la chiamavo “la chiesa del mio tempo libero” perché, per quanto riguardava l’essere direttore della missione, davo la maggior parte del mio tempo a questo compito e nel cosiddetto “tempo libero” cercavo di fondare questa chiesa che il Signore ha fatto nascere e che a sua volta ne ha fatto nascere un’altra. Così mi hanno chiesto di andare a parlare lì proprio per quell’occasione per celebrare la nascita della nuova chiesa. È quello che feci, hanno chiamato le persone – che sarebbero andate via da quella chiesa per formarne un’altra – le hanno fatte venire davanti formando un gruppo di quaranta persone. Poi hanno chiamato gli altri ottanta, che sarebbero rimasti nella chiesa madre per formare un cerchio attorno ai quaranta, ponendo le mani su di loro. Abbiamo pregato per loro per mandarli a fondare un’altra chiesa.
Una settimana dopo, la nuova chiesa è nata. È molto entusiasmante averla vista nascere in tutta la sua energia. La nuova chiesa va con l’energia, con la forza e con la velocità dei giovani mentre la chiesa madre è come una donna che dopo aver partorito, ha bisogno di un attimo di tempo per riprendersi. Ma questo avviene molto velocemente in quanto le sedie vuote che i quaranta hanno lasciato sono una grande motivazione per la chiesa madre di continuare ad evangelizzare. Successivamente la chiesa cresce di nuovo.
Quando hai acquisito l’abitudine di fare questo, puoi far sì che la chiesa fondata fondi un’altra chiesa tante volte, no? Pensiamoci perché questa è la visione – la fondazione di chiese che fondano altre chiese.