Questo articolo è stato scritto per www.MissionePerTe.it da James Morgan, professore dell’IBEI (Istituto Biblico Evangelico Italiano, www.IBEI.it) dal 1998 al 2006 e promotore della fondazione di nuove chiese in Italia.
Questo articolo si propone di dare alcuni suggerimenti a chi voglia portare il vangelo a quanti non appartengono alla fede o alla “cultura” cristiana. Non si tratta di indicare una strategia per evangelizzare gruppi religiosi specifici come i musulmani o i buddisti. Si tratta piuttosto di dare dei suggerimenti pratici per iniziare un rapporto con un amico straniero, per poi portargli il vangelo e per aiutarlo infine a diventare un discepolo di Cristo.
Quindi ammettiamo per ora che la persona che vogliamo evangelizzare abbia una scarsa conoscenza della fede cristiana. Ammettiamo anche che si tratti di uno straniero immigrato che non sia cresciuto in Italia.
Quindi questo nostro amico sa pochissimo della Bibbia, della dottrina e delle pratiche cristiane. Non conosce il nostro mondo evangelico!
Non ha mai assistito a un culto evangelico. Non ha mai sentito i nostri canti e le nostre preghiere. Non ha mai letto una pagina della Bibbia. Spesso prendiamo tante cose per scontate quando parliamo della nostra fede. Non dovrebbe essere così nell’evangelizzazione.
Come si può condividere la Buona Notizia con una persona che non conosce praticamente niente della nostra fede? Ai nostri giorni, è sorprendente pensare che ci siano ancora delle persone che sanno poco o niente di Gesù. Però la realtà è questa. Comunque la cosa peggiore è quando ciò che le persone credono di sapere riguardo alla Bibbia, a Gesù e ai cristiani è spesso del tutto inesatto! Quindi si tratta di una conoscenza infondata! Non solo, queste persone possono essere pienamente convinte di ciò che credono di sapere! Pertanto risulta difficile persuadere il nostro amico ad abbandonare le sue idee erronee circa la nostra fede.
Allora a questo punto, cerchiamo di essere pratici e pensiamo ad una situazione realistica in Italia. Quindi non stiamo parlando di un contesto lontano come il Pakistan o la Cina. Stiamo invece parlando di una persona che vediamo nel nostro vicinato o nel nostro ambito di lavoro, oppure che per caso incontriamo in un parco oppure per strada, che non abbiamo mai visto prima, oppure di un ragazzo che vende la sua mercanzia davanti al bar o alla fermata dell’autobus, che vediamo spesso e davanti al quale magari ci fermiamo per vedere ciò che vende.
Ciò che segue sono dei suggerimenti che non devono necessariamente essere seguiti punto per punto. Ogni persona è diversa come ogni situazione è diversa. Certe cose si sovrapporranno nel corso dell’articolo. Ma il primo punto è fondamentale e precede tutti gli altri.
Qualche suggerimento pratico
A. Innanzitutto chiedere al Signore di guidarci.
In tutto il percorso che ci siamo proposti la preghiera è indispensabile. Tramite la preghiera ci ricordiamo che dipendiamo da Dio in tutto e per tutto. Nell’evangelizzazione di questo genere la preghiera non è da trascurare. Questi amici stranieri che praticano religioni non cristiane avranno fatto qualche esperienza “religiosa” e solo Dio sa quanto Satana ha potuto fare per impedire loro di vedere le verità del vangelo. L’avversario fa tutto quello che può per ostacolare i servi di Dio dal proclamare il vangelo. Di conseguenza è importantissimo rimanere in comunione con il Signore ed essere guidati dallo Spirito Santo. Tramite la preghiera capiremo meglio come dovremo procedere per instaurare e approfondire il rapporto con il nostro amico. Quindi lasciamoci guidare dallo Spirito Santo senza stabilire i tempi necessari. Non possiamo stabilirli in anticipo. Può darsi che avremo la possibilità di spiegargli il vangelo subito dopo averlo incontrato o può darsi che ci voglia più tempo. Nel frattempo continuiamo a pregare per il nostro amico e la sua famiglia affinché i loro cuori siano aperti e affinché abbiano il coraggio di ricevere la Buona Notizia nel contesto in cui vivono.
B. Rendersi conto delle eventuali differenze tra noi e il nostro amico.
- Qui non si tratta di guardare in modo passivo un documentario su un popolo che vive lontano da noi. Basta poco per rendersi conto che la cultura, la religione e le abitudini di questo popolo sono diverse dalle nostre. Ora abbiamo la possibilità di conoscere un rappresentante di tale popolo, di tale cultura e di tale religione da vicino! Perciò prepariamoci per un’avventura! Dobbiamo essere flessibili e aperti ad imparare cose nuove anche per la nostra cultura generale.
- Altre differenze si notano subito e non sono da sottovalutare. Ad esempio, la differenza di sesso. Se siamo degli uomini e la persona in questione è una donna, è mia convinzione che non dobbiamo prendere noi questa iniziativa. Indubbiamente le nostre intenzioni possono essere buone, ma sarebbe meglio che proponessimo a una sorella della nostra chiesa di aiutarci a portarle il vangelo. L’evangelizzazione a tu per tu con persone di altre culture è molto delicata. È meglio, sia per lei sia per noi, evitare fraintendimenti e tentazioni o finte conversioni suscitate solo dall’attrazione fisica.
- Altre differenze possono essere l’età e la cultura generale.
Rendiamoci conto che il nostro amico, per rispetto della nostra età e della nostra cultura superiore alla sua, possa darci ragione anche quando in fondo non condivide affatto ciò che cerchiamo di spiegargli.
Un’altra differenza che potrebbe creare qualche difficoltà nel rapporto tra noi e lui è quella economica. Nella maggior parte dei casi qui in Italia, siamo noi i più ricchi e con maggiori possibilità.
Quindi il nostro amico potrebbe essere motivato ad approfondire la sua amicizia con noi solo per ciò che possiamo offrirgli. Detto ciò, potremmo anche usare la nostra influenza personale per essere una benedizione per lui e la sua famiglia nel contesto in cui vivono.
C. Saper coltivare un rapporto di fiducia.
- La fiducia è indispensabile per qualsiasi rapporto interpersonale, a maggior ragione tra persone di culture diverse.
- All’inizio non facciamo domande troppo personali che potrebbero indurlo a pensare che stiamo svolgendo un’indagine per i carabinieri!
Ad esempio: «Hai il permesso di soggiorno?»; «Il tuo datore di lavoro ti ha messo in regola?» Sarebbe meglio parlare di cose più banali all’inizio. Ad esempio, se è una giornata piovosa, potremmo chiedergli se piove spesso nel suo paese e com’è il clima lì. Questo potrebbe portare a una conversazione sull’agricoltura nel suo paese, ecc.
Conversazioni su temi generici e abbastanza “neutrali” possono essere utili per fare due chiacchiere e approfondire il vostro rapporto. - Possiamo mostrare interesse nei suoi confronti chiedendogli come sta e come va il lavoro, la famiglia, ecc. Forse ha qualche hobby oppure pratica uno sport. Sono cose abbastanza pratiche e di cui forse gli farebbe piacere parlare. Magari un giorno possiamo offrirci di accompagnarlo, così lo conosceremo meglio e pian piano avremo delle esperienze in comune.
- Dobbiamo ricordarci che ci vuole tempo per sviluppare un rapporto di fiducia. Non dobbiamo avere fretta! Le cose devono evolversi gradualmente.
- Eventualmente ci farà conoscere altri suoi amici oppure la sua famiglia. Forse potreste andare a mangiare in un ristorante tipico del suo paese. Il cibo è sempre un elemento importante e forse gli farebbe piacere constatare che abbiamo voglia di conoscere meglio la sua cultura.
D. Interrogarlo circa la sua fede
- Man mano che il rapporto si approfondisce potremmo cominciare a porgli delle domande sulla sua religione. A questo punto avremo già intuito quale sia la sua fede, o forse no. Se sì, potremmo leggere un libro o un articolo sulla religione in questione. Esistono molti testi in italiano che ci permettono di conoscere almeno gli elementi basilari e comuni delle religioni a livello mondiale. [Vedi la bibliografia sotto.]
- Senza essere troppo invadenti, potremmo chiedergli ciò in cui crede e in che modo pratica la sua fede. Avendo già acquisito qualche nozione a proposito della sua religione, potremmo porgli delle domande di chiarimento solo per capire meglio la sua religione. Potrebbe anche fargli piacere l’interesse che mostriamo verso quest’altro aspetto della sua cultura. Con il passar del tempo riusciremo a capire se il nostro amico è un praticante convinto oppure solo un “credente” di nome e piuttosto tiepido verso le cose spirituali. Non esistono solo i cristiani di nome. Ce ne sono in tutti i gruppi religiosi.
- Un ulteriore passo verso un dialogo costruttivo è quello di capire quali siano le sue convinzioni personali sul mondo, su Dio, o forse, nel suo caso, sugli dei e sulle questioni esistenziali. Da dove veniamo? Perché siamo qui? Che cosa c’è dopo la morte? Chi dobbiamo adorare? È d’accordo con le risposte “ufficiali” della sua fede. Qui è anche importante fare una distinzione tra la religione ufficiale e la religione popolare. La religione ufficiale è l’insieme di insegnamenti e di pratiche che dovrebbero valere per tutti gli appartenenti a una data fede. Vale a dire, ogni musulmano dovrebbe credere e praticare “questo e quest’altro”. Ad esempio, forse abbiamo letto in un libro che i Buddisti non credono in Dio e negli spiriti. È vero che Budda non si è mai pronunciato su questi temi. Riteneva che tali argomenti non fossero utili per la liberazione dalla sofferenza. Ma forse avremo notato che il nostro amico buddista ha degli idoli in casa sua e che lui stesso afferma di pregare gli antenati e gli spiriti del suo villaggio. Questa è la differenza tra la religione ufficiale e quella popolare. C’è il dogma che indica quello che si deve praticare e c’è la realtà che dimostra ciò in cui il praticante crede e mette realmente in pratica! Basti pensare al contesto religioso in Italia per capire questi concetti!
E. Interrogarlo circa la nostra fede
- Parlando della “religione” in genere forse il nostro amico ha fatto qualche commento o qualche battuta sulla religione cristiana. La sua conoscenza reale o falsa dipende da quanto tempo è qui in Italia.
Ma sicuramente ha visto o sentito qualcosa riguardo alla religione cattolica perché è quella più visibile sia alla televisione che nella vita quotidiana. Forse dice le cose come stanno e dobbiamo ammettere che ha ragione. Se parla dell’idolatria evidente in Italia, non possiamo negare questo fatto. - Ma anche qui sarà importante fare una distinzione tra la fede ufficiale e quella praticata. Possiamo spiegargli che neanche noi siamo d’accordo con un tale credo o una tale pratica perché la Bibbia non insegna affatto queste cose. Ad un certo punto, dovremo spiegargli le differenze tra i cristiani che seguono la Bibbia e i cristiani che hanno altri punti di riferimento (le tradizioni, il Papa, i sacerdoti, ecc.). Molti stranieri vedono l’Occidente come un blocco di paesi cristiani in contrasto con i paesi musulmani o altro. Non possiamo aspettarci che egli abbia delle nozioni della storia dell’Occidente e della Chiesa. Probabilmente non sa perché ci sono queste divisioni tra i “cristiani”. Prendendo come base la Parola di Dio, o in italiano o preferibilmente nella sua lingua, gli possiamo mostrare le risposte che la Bibbia dà alle sue domande o alle sue perplessità riguardo la nostra fede. In questo modo, se lui le accetterà, lo Spirito Santo toglierà la confusione dalla sua mente poco per volta.
- Un altro modo per far sparire tale confusione è quello di mostrare praticamente come noi pratichiamo la nostra fede. Se avete un gruppo di preghiera a casa vostra o presso un’altra famiglia, forse il vostro amico potrebbe venire una volta per vedere e sentire direttamente ciò in cui credete e che praticate. Spesso è meglio invitare un credente di un’altra fede ad un incontro evangelico in un contesto familiare e tranquillo. Questi incontri lo aiuteranno a vedere come funziona un piccolo gruppo di credenti, come pregano gli uni per gli altri e come si incoraggiano a vicenda. Ad un certo momento, quando pensiamo che sia il momento giusto, potremmo invitarlo a presenziare alle attività della nostra chiesa (culto, seminario, campeggio, ecc.) per far conoscere pian piano tutta la comunità evangelica. Aiutiamolo a sentirsi a suo agio. Ricordiamoci che forse non ha mai sentito un canto cristiano o un messaggio basato sulla Bibbia. Quindi incoraggiamo la chiesa ad essere sensibile alla presenza di persone di altre culture che siano credenti o non credenti.
F. Comunicare il vangelo in modo comprensibile
- Concentriamoci sul vangelo e non su argomenti secondari. È molto facile perdersi in dibattiti inutili. Manteniamo la calma se cerca di provocarci. Così dimostreremo la gentilezza di Cristo…il potere sotto controllo! Non perdiamo la guerra vincendo una battaglia. Il tempo ci darà ragione se non crederà a noi subito.
- Se non conosce la Bibbia, dovremo partire dall’inizio e spiegare i punti salienti del vangelo. Di solito il modo migliore per fare ciò è quello di gettare le basi parlando di Dio e della creazione e in seguito continuare a sviluppare il tema della salvezza. Questo è il metodo cronologico che mette Dio al centro e mostra i suoi interventi nella storia. La fede biblica ha come base fatti storici in cui Dio si è rivelato all’umanità.
- In genere, la gente dà valore alla storia, ma ci sono religioni, soprattutto quelle orientali, che danno più importanza alla filosofia e all’esperienza pratica che alle questioni storiche e teoriche. Molti vogliono sapere prima che differenza farebbe se diventassero discepoli di Gesù. In questo, non sono molto diversi dai nostri amici italiani!
- Questo ci ricorda che la comunicazione del vangelo non si limita alla trasmissione cognitiva del messaggio (cioè i fatti) bensì mira anche al cuore e ai bisogni dell’individuo. Il vangelo ha anche le risposte alle domande che partono dall’individuo stesso. Molti stranieri hanno bisogni pratici come: casa, lavoro, amicizia, ecc. In che modo noi e la nostra chiesa possiamo aiutarlo? In che modo Gesù può aiutarlo a superare le difficoltà che sta incontrando qui in Italia? Se il nostro amico ce lo permetterà, potremo pregare in modo specifico per i problemi che sta vivendo. C’è qualcosa di tangibile, di pratico che la nostra comunità evangelica può fare per lui e per la sua famiglia? In questo modo, il nostro amico vedrà che il vangelo è una fede pratica e non solo teorica!
- Usiamo un linguaggio chiaro senza termini “teologici” come: peccato, giustificazione, redenzione, ecc. che il nostro amico non conosce o che hanno un altro significato nella sua lingua oppure nella sua religione. Questi concetti andranno spiegati in un altro modo.
Cerchiamo di usare le parole più semplici possibili e le illustrazioni pratiche tratte dalla vita quotidiana o dalla sua cultura. Se l’italiano non è la sua lingua madre, consideriamo le difficoltà linguistiche che possono impedire un dialogo proficuo. Evitiamo di usare termini a lui sconosciuti. - Continuiamo ad essergli amico anche se non avrà accettato ciò che gli avremo detto circa la nostra fede. Così dimostreremo praticamente l’amore incondizionato di Gesù che ama, appunto, senza condizioni.
G. Discepolare e non solo comunicare il vangelo.
- Questo punto è essenziale in quanto ci fa riflettere sul fatto che Gesù desidera avere dei discepoli e non solo dei convertiti. Questo nostro amico, ricordiamocelo, potrebbe diventare un nostro fratello nella fede che entrerà a far parte della nostra famiglia spirituale per sempre e non solo un individuo da cui avremo ottenuto una professione di fede.
- Nel caso in cui si converta, è opportuno che ci rendiamo conto delle difficoltà alle quali il nostro amico, ora fratello nella fede, potrà andare incontro nel suo contesto familiare e sociale. Forse subirà la persecuzione in diverse maniere: abbandono dalla famiglia, sfratto, perdita del lavoro, ecc. Quindi non sono conseguenze da nulla e di solito lo sanno prima di diventare discepoli di Cristo, ma qualche volta non lo sanno. In questa fase di persecuzione che potrà durare molto tempo, dovremo essergli vicino e cercare di dargli una mano per provvedere ai suoi bisogni principali. In tal caso la chiesa locale potrà essere di grande aiuto nel circondarlo d’amore fraterno dimostrato in modo pratico.
- È anche importante sapere che il nostro amico, dato che proviene da un’altra cultura e da un’altra religione, avrà sicuramente delle domande da fare e forse delle lotte da fronteggiare diverse da quelle tipiche che ci provengono dalla nostra cultura. Nel caso di un cinese, ad esempio, dato che il culto degli antenati è ancora molto praticato, dovremo aiutarlo a sapere in che modo potrà dimostrare rispetto nei confronti dei defunti senza venerarli. Dovremo aiutarlo ad abbandonare le pratiche decisamente anti bibliche e incoraggiarlo a mantenere i costumi della sua cultura che sono positivi. Lo stesso discorso vale per un induista o un sincretista, ecc.
- Nel caso in cui i membri della nostra chiesa vivano in un quartiere con molti immigrati, è importante che la nostra chiesa cominci a sviluppare rapporti di fiducia e di rispetto con le varie etnie presenti. Certo si tratta di un processo che richiede molto tempo, ma ne vale la pena. La fiducia si guadagna con i fatti e non solo con le parole, quindi pensiamo al modo in cui la chiesa potrebbe dimostrare l’amore di Dio in modo pratico nel suo quartiere. Ecco qui di seguito alcuni suggerimenti: insegnare la lingua italiana agli stranieri, aiutarli praticamente a livello amministrativo o altro, dare loro del cibo oppure dei vestiti, ecc. Se con il passare del tempo si saranno instaurati rapporti di fiducia e di rispetto, ciò servirà di molto aiuto nei momenti di tensioni nel quartiere o nei periodi di persecuzione per la conversione di uno della loro comunità.
Se le nostre chiese si dimostreranno oneste e affidabili, forse i membri della famiglia del nuovo discepolo di Cristo saranno meno ostili nei suoi confronti…forse!
Conclusione
Ribadisco che ciò che ho scritto sopra sono solo alcuni suggerimenti che si basano sull’esperienza pratica. Non tutti i casi sono uguali. Un rapporto con un buddista proveniente dalla Tailandia sarà sicuramente diverso da quello con un musulmano proveniente dall’Egitto. L’importante è che siamo discepoli informati, rispettosi e guidati dallo Spirito Santo! Le informazioni e i suggerimenti possono aiutarci a farci conoscere meglio la cultura di un altro popolo e a farci evitare grossi sbagli. Quindi la cosa migliore che possiamo fare è quella di cominciare a pregare il Signore affinché Egli ci conduca nell’evangelizzazione cercando di vedere se ci sono stranieri nel nostro vicinato o in altri contesti che frequentiamo regolarmente. Forse c’è qualcuno cui possiamo avvicinarci allo scopo di offrirgli la nostra amicizia cristiana e di parlargli della grazia di Dio in Gesù Cristo. Coraggio! Il Signore è con noi.
Il Signore ha aperto le porte affinché le varie etnie potessero spostarsi e immigrare in Italia. Le nazioni che lui vuole raggiungere con il vangelo sono qui tra di noi. Che il Signore della messe ci aiuti in questa missione urgente e strategica.
Concludiamo con questo brano in Apocalisse 5:9-10:
Essi cantavano un cantico nuovo, dicendo: «Tu sei degno di prendere il libro e di aprirne i sigilli, perché sei stato immolato e hai acquistato a Dio, con il tuo sangue, gente di ogni tribù, lingua, popolo e nazione, e ne hai fatto per il nostro Dio un regno e dei sacerdoti; e regneranno sulla terra».
Risorse utili per lo studio delle religioni:
- AA. VV. Atlante delle Religioni, Torino, UTET 1998.
- AA.VV. Le religioni del mondo, 2° ed., Cinisello Balsamo (MI), Paoline 1992.
- Una pubblicazione di Lion Publishing e tradotta dalla Paoline.
Contiene foto a colori, cartine geografiche e diagrammi, e un dizionarietto religioso. (453 pagine) - Bellinger, Gerhard J. (a cura di) Enciclopedia delle Religioni, Garzanti 1989.
- Introvigne, Massimo et. al (a cura di). Enciclopedia delle Religioni in Italia, Torino, Elledici 2001.
- Langley, Myrtle, Le Religioni, Torino, Elledici 1995.
- Una pubblicazione di Lion Publishing e tradotta dalla Paoline. Un piccolo e pratico manuale dal punto di vista evangelico. (96 pagine)
- Pierini, F. (curatore ed. italiana) Guida alle Religioni, 4° ed., Milano, Paoline 1989.
- Tradotto dal francese. Utile per le presentazioni da adepti delle religioni trattate. Include un capitolo sulle religioni dell’antichità il quale manca nella maggior parte dei libri sulle religioni. (448 pagine)