Il Piano di Gesù: 8° Principio
Riprodurre discepoli
Quest’articolo tratto dal libro Il Piano Maestro per l’Evangelizzazione di Robert E. Coleman. Usato con gentile concessione della casa editrice Biblos.
Gesù voleva che i discepoli si riproducessero
Gesù desiderava che i discepoli riproducessero la sua similarità all’interno e mediante la chiesa. Mediante questa strategia, la conquista del mondo era solo una questione di tempo e di fedeltà al suo piano.
I discepoli erano l’avanguardia del suo movimento coinvolgente.
Gesù si aspettava che altri avrebbero creduto in lui “per mezzo della loro parola” (Giovanni17:20), e che questi avrebbero a loro volta trasmesso la parola ad altri, fino al momento in cui il mondo avrebbe saputo chi lui era e che cosa era venuto a fare (Giovanni 17:21, 23).
La sua intera strategia evangelistica – che era in realtà il motivo per cui era venuto nel mondo, era morto sulla croce ed era risorto dai morti – dipendeva dalla fedeltà dei discepoli scelti per questo compito. Non importava quanto il gruppo iniziale fosse piccolo, ma piuttosto il fatto che essi si sarebbero riprodotti e avrebbero insegnato ad altri a riprodursi.
La prova del suo ministero
La prova del nove del suo ministero era questa: i discepoli avrebbero proseguito la sua opera, dopo che sarebbe andato via da loro? [Nella] parabola della vite e dei tralci (Giovanni 15:1-17)…. Egli spiegò che lo scopo, sia della vite (egli stesso) che dei tralci (i credenti in lui), consiste nel portare frutto. Ogni tralcio che viveva grazie alla vite doveva portare frutto per sopravvivere, poiché questa era la sua natura.
Un cristiano sterile è una contraddizione; un albero si riconosce dal suo frutto. Infatti il portar frutto, visto nel suo più ampio contesto del riprodurre la vita di Cristo nelle persone, prima in noi e poi negli altri, è il principio indicato dal Maestro in tutto ciò che diceva e faceva.
Il principio applicato alle nostre vite
A questo punto dobbiamo valutare il contributo della nostra vita e testimonianza al progetto supremo di colui che si chiama il Salvatore del mondo. Coloro che abbiamo condotto a Cristo stanno ora guidando altri a lui e insegnano loro a fare discepoli, come abbiamo fatto noi con loro? Il criterio con cui una chiesa deve misurare il proprio successo non consiste nel numero dei nuovi membri o nell’aumento degli incassi, ma piuttosto nel numero di coloro che attivamente conquistano anime e ne fanno dei discepoli.
Pensate a quello che significherebbe, per il futuro della chiesa, se avessimo ora un solo vero discepolo come risultato dei nostri sforzi. Questo non raddoppierebbe immediatamente la nostra influenza? E supponiamo di avere fatto ancora un altro discepolo, mentre nel frattempo anche il primo ha fatto la stessa cosa. Questo non moltiplicherebbe di quattro volte la nostra vita? Almeno in teoria, con questo metodo moltiplicativo il nostro servizio raggiungerebbe moltitudini con il vangelo. Tutto questo può succedere se la persona che chiamiamo discepolo segue veramente le orme del Maestro.
Il problema di oggi
Quando ci renderemo conto che l’evangelizzazione non è fatta di qualcosa, ma di qualcuno? L’evangelizzazione è un’espressione dell’amore di Dio, e Dio è una persona. La sua natura, essendo personale, si esprime soltanto mediante una personalità in Cristo, per mezzo del suo Spirito, nelle vite di coloro che si sono arresi a lui…. Il lavoro è fatto da uomini che raggiungono altri uomini per Cristo.
Questo è il motivo per cui affermiamo con E. M. Bounds che “gli uomini sono il metodo di Dio”. Fino a quando non avremo degli uomini ripieni del suo Spirito e consacrati al suo piano, nessuno dei nostri metodi funzionerà.
Questa è la nuova evangelizzazione di cui abbiamo bisogno: non metodi migliori ma uomini migliori; uomini che conoscono il loro redentore attraverso qualcosa che sia più di un sentito dire; uomini che sono disposti ad abbassarsi affinché Egli sia tutto. Questo è il modo in cui il Maestro progettò la realizzazione del suo obiettivo in terra; laddove la sua strategia è seguita, le porte dell’inferno non possono prevalere contro la chiesa di Dio nel mondo.