Visione

Capire la Storia dell’altra chiesa italiana

Se vogliamo sperimentare una vera crescita esponenziale in cui vedremo moltiplicarsi il numero di discepoli, di convertiti e di chiese, affinché l’Italia sia piena di voci che si alzano a lodare il Signore, bisogna prima capire la situazione in cui viviamo e la Storia che ha prodotto la situazione in cui ci troviamo.

Così abbiamo chiesto a Rinaldo Diprose dell’IBEI (Istituto Biblico Evangelico Italiano)
di farci capire questa “Storia dell’altra chiesa italiana”. Diprose scrive…

Italia: Dove le cose non sono ciò che sembrano

Un equivoco costituzionale

Dalla svolta tattica del 313, quando l’imperatore Costantino riconobbe libertà di culto ai cristiani, la storia d’Italia e quella della cristianità in Italia sono inseparabili. Costantino non solo favorì il culto cristiano, sfruttandolo per unire il mondo romano, ma esentò la Chiesa dal pagamento delle tasse e riconobbe ai vescovi poteri anche civili. Quanto al vescovo di Roma, quando l’imperatore decise di spostare la sua capitale nella città di Bisanzio (ribattezzato Costantinopoli), egli fu levato di fatto al ruolo di sindaco dell’antica capitale imperiale. Se aggiungi a questi fatti veri la grande bugia messa in essere nel 753, che va sotto il nome di “La donazione di Costantino”, abbiamo tutti i presupposti della storia della penisola italiana dei secoli successivi.

Costantino
La “donazione di Costantino” fu denunciata come falsa nel 1442.

Secondo la cosiddetta “donazione di Costantino”, la cui falsità fu denunciata per la prima volta da Lorenzo Valla nel 1442, l’imperatore avrebbe donato alla Chiesa di Roma l’Emilia-Romagna, la Toscana; l’Umbria; le Marche; il Lazio; metà Abruzzo e la Corsica. La pretesa di essere il legittimo proprietario di questi territori spiega il fatto che i papi si sono sempre opposti a ogni tentativo di unificare l’Italia, servendosi di qualsiasi mezzo per far prevalere i propri interessi. Il risultato è stato un paese devastato da eserciti e da interessi stranieri. Questa soggiogazione dell’Italia agli interessi papali ha comportato, fra le altre cose, una politica che manteneva ignoranti le masse. Di qui la sostanziale esportazione del rinascimento e il rifiuto di dialogare con Lutero e con altri figli della chiesa cattolica che si sono lasciati illuminare dalla Parola di Dio.

Le conseguenze di questa svolta continuano nel nostro tempo. Infatti, la risposta dal Vaticano alla perdita dello Stato (il cui momento emblematico fu la “breccia di Porta Pia” del 20 settembre, 1870) fu la scomunica di tutti gli Italiani e la proclamazione, pochi mesi dopo, dell’infallibilità del papa nel contesto del Concilio Vaticano I, del resto non poco osteggiato dai vescovi che parteciparono a tale Concilio. In pratica la Chiesa Cattolica era riuscita ad acquisire un potere ben più sinistro e universale di quello temporale esercitato fino ad allora su alcuni territori italiani. In seguito una legge speciale garantiva al papato la piena libertà di agire dentro il territorio del Vaticano dal 1871 fino al 1929, anno in cui Mussolini stipulò i Patti Lateranensi con “la santa sede”, dando l’assetto attuale ai rapporti Chiesa (Cattolica)-Stato in Italia.

Tutto questo è rispecchiato nella costituzione approvata dall’Assemblea Costituente che sancì la nascita della Repubblica Italiana il 22 dicembre 1947, dopo la caduta di Mussolini. Fra i “principi fondamentali” della Costituzione l’articolo 3 stabilisce che: Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. Se non che, l’articolo 7 precisa che: Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani. I loro rapporti sono regolati dai Patti Lateranensi. Le modificazioni dei Patti accettate dalle due parti, non richiedono procedimento di revisione costituzionale.

Come la storia successiva ha dimostrato, l’uso del maiuscolo, seguito dai termini “indipendenti” e “sovrani” per qualificare tanto lo Stato quanto la Chiesa (cattolica), più la normalizzazione dei Patti Lateranensi, assicurano il predominio del Cattolicesimo romano come religione (e non solo) sul territorio italiano. Sebbene l’articolo 8 preveda che i rapporti di tutte le confessioni religiose con lo Stato italiano “sono regolati per legge sulla base di intese con le relative rappresentanze”, di fatto l’attuazione di tali intese dipende dai singoli governi i quali hanno aspettato quasi quarant’anni prima di stipularle. Inoltre per realizzare tali intese con lo Stato, le singole confessioni devono darsi un principio di struttura gerarchica, analoga a quella della Chiesa cattolica.

Essendo una stretta minoranza, gli evangelici si combattono spesso fra di loro per conservare la propria identità esigua e per rimanere fedele alla propria comprensione (non sempre serena) della verità.

Di fatto non è vero che tutti i cittadini hanno la stessa dignità di religione, come afferma l’articolo 3 della Costituzione. Tenendo conto di questo fatto e degli effetti dell’onnipresenza del cattolicesimo nella cultura e nella vita politica e sociale italiana è possibile comprendere il disagio in cui versa la chiesa evangelica italiana. Vive come una sparuta minoranza che si arrampica sugli specchi per conquistare ciò che sarebbe, secondo l’articolo 3 della Costituzione, suo per diritto. Le strutture Cattolico Romane approfittano di questo senso di disagio e della conseguente voglia di rivincita, rivolgendo alle altre “confessioni” inviti a partecipare a convegni di studio, progetti editoriali e incontri di tipo ecumenico.

Chi disattende questi approcci incorre nel rischio di essere sospettato di settarismo. Quindi, oltre a creare disagio per gli evangelici, il Cattolicesimo riesce spesso anche a dividerli sul da farsi. Inoltre, essendo una stretta minoranza, gli evangelici si combattono spesso fra di loro per conservare la propria identità esigua e per rimanere fedele alla propria comprensione (non sempre serena) della verità. Aspetti fondamentali della rivelazione biblica si confondono con altri meno importanti. Tutto appare di primaria importanza quando ogni cosa è attaccata da un avversario consapevole di avere in mano tutti gli strumenti di potere.

Tutte queste difficoltà hanno costellato la breve storia dell’Alleanza Evangelica Italiana. Il problema di fondo di quest’organismo, che rispecchia il disagio dell’Evangelismo nel suo insieme, è la poca disponibilità delle parti di formare una vera “alleanza” di chiese e movimenti diversi; ognuno sente l’esigenza di far prevalere le proprie caratteristiche e i propri interessi.

L’altra chiesa italiana

Eppure esiste una chiesa evangelica autenticamente italiana. Essa non è nata per iniziativa straniera, bensì dal coraggio di uomini come Pietro Martire Vermigli di Lucca per mezzo del quale Giovanni Diodati, il famoso traduttore della Bibbia in italiano, e molti altri Lucchesi sono stati convertiti a Cristo. Vermigli, dopo essere stato costretto all’esilio diventò uno dei più celebri riformatori europei del 500.

Meno famoso ma non meno zelante, il cattolico Aonio Paleario (del 5OO Frusinato), a furia di predicare la giustificazione per grazia mediante la fede, fu arso al rogo. Nell’epoca del risorgimento, il Conte Piero Guicciardini, dopo un periodo di esilio, con la ritrovata libertà, coadiuvato dal letterato Teodorico Pietrocola Rossetti, anch’egli convertito al vangelo, si impegnò perché il vangelo penetrasse la Toscana e il Piemonte. Questi e molti altri come loro hanno semplicemente letto la Bibbia e rilanciato il tipo di cristianesimo che esisteva in Italia nell’epoca apostolica.

Si farebbe bene a leggere la storia dell’altra chiesa in Italia. Fanno parte di questa storia gloriosa i primi secoli valdesi, i tentativi di Riforma e la traduzione e diffusione della Bibbia in lingua italiana (fortemente osteggiata dalla Chiesa Cattolica Romana per molti anni). Altri movimenti evangelici italiani che rivestono una certa importanza sono quello fondato da Giucciardini e Rossetti, ossia quello delle Assemblee dei Fratelli (che, nel 1870, prese le distanze dall’ala delle Chiese Libere che, volendosi organizzarsi come confessione, scomparì dopo una generazione) e quello delle Assemblee di Dio, un movimento nato dall’opera di immigrati italiani tornati in patria all’inizio del ventesimo secolo.

Qualsiasi libreria evangelica potrà fornire libri che raccontano la storia dell’altra chiesa in Italia. Però, per comprendere il disagio che vive l’Evangelismo italiano, a motivo della presenza del Vaticano nel nostro territorio, è importante leggere anche qualcosa riguardante l’intreccio fra la storia religiosa d’Italia e la storia in generale.

Per questo risulteranno particolare utili due volumi: Gli italiani sotto la chiesa (Da S. Pietro a Mussolini) di Giordano Bruno Guerri (Milano, Mondadori 1992), e L’Italia del Millennio, di Indro Montanelli e Mario Cervi (Milano, Rizzoli 2000).