Ti è mai capitato di avere un amico dirti che non crede in un Creatore dell’universo? Ci sono diversi modi per rispondere a una tale affermazione. C’è la classica risposta dell’orologio che si trova nel campo (Chi l’ha creato?), c’è lo stupendo libro The Case for a Creator (inglese) di Lee Strobel, e c’è la risposta di Paolo in Romani 1:18-32.
In Romani 1:16-17, Paolo spiega che il giusto vive per fede, ma come vive il non credente? Vive secondo il suo ragionamento e spesso nega l’esistenza di Dio. Quello che segue aspira ad essere un modo moderno per spiegare il pensiero di Paolo in Romani 1:18-32 con una solo storia.
Il cellulare che non appartiene a nessuno
L’altro giorno sono andato in un bar per prendere un caffè con un amico. Siccome sono arrivato con qualche minuto di anticipo, lo aspettavo al banco dove ho potuto vedere che tra bicchieri mezzi vuoti e tovaglioli sporchi c’era anche un bellissimo cellulare. Non l’ho toccato, ma l’ho guardato bene: era un costosissimo iPhone nuovo di zecca.
Non appartiene a nessuno?
Ho aspettato un paio di minuti che tornasse il suo proprietario ma, non facendosi vivo nessuno ho detto fra me e me: “Ebbene, questo cellulare non appartiene a nessuno!” Non appena il barista non mi ha guardato, l’ho infilato velocemente in tasca. Non so perché l’ho fatto di nascosto, visto che ritenevo che “non apparteneva a nessuno”.
Quando è arrivato il mio amico per prendere un caffè, gli ho subito suggerito un altro bar lì vicino. Avevo la sensazione che volevo scappare dal bar, ma non so perché, visto che l’iPhone “non apparteneva a nessuno”.
Mentre chiacchieravamo, mi bruciava dentro il desiderio di tirare fuori il cellulare ma ho aspettato fin quando non mi sono trovato solo in macchina. L’ho tirato fuori con ansia solo per vedere che questo cellulare mi richiedeva di tracciare un disegnino imposto dal proprietario per aprirlo. Mi sembrava strano visto che mi ero convinto che “non apparteneva a nessuno”.
Ho deciso di provare a sbloccarlo usando le lettere dell’alfabeto. Così ho tracciato la lettera “A”. Niente. Poi “B” a “C”. Ancora niente. Ma poi la lettera “D” apriva tutto! Strano che un cellulare che “non apparteneva a nessuno” avesse la lettera “D” come codice.
Dentro il mio piccolo iPhone, ho trovato delle immagini. So che l’Apple spesso ti dà qualche foto campione, ma queste erano diverse. Visualizzavo foto di feste di compleanno, battesimi e altro. Dopo averle viste tutte, cominciavo pure a riconoscere qualche faccia che si ripeteva. Così cominciai a pensare che fosse strano che la Apple avesse messo delle foto così personali su questo cellulare che “non apparteneva a nessuno”.
L’adorazione del cellulare
Ancor prima di arrivare a casa, dovevo ammettere che mi ero già affezionato a questo nuovo giocattolo. Era veloce, ben organizzato e tutto attrezzato. Dopo un paio di giorni, ero diventato quasi dipendente dal mio nuovo iPhone. L’ho usato in tutti i modi previsti dalla Apple. Mandavo email, navigavo online, facevo delle telefonate, e così via. Lo ammetto: amavo quel cellulare. Lo adoravo.
L’uso innaturale del cellulare
Non volevo più essere separato dal mio piccolo gioiello. Non potevo farne a meno. Non solo lo usavo come intendeva la Apple, ma cominciavo ad aggiungere altri usi solo per non passare un attimo distante da esso.
Ieri sera, ad esempio, tirava un po’ di vento, quindi, l’ho usato come fermaporta. Non è stata un’idea geniale in quanto la porta, sbattendo, ha graffiato un po’ il mio iPhone immacolato. Durante la cena, poi, l’ho avvolto in un po’ di pellicola trasparente e ho cercato di mangiare il minestrone col cellulare, ma devo dire che non ho avuto molto successo. Prima di andare a letto ho addirittura messo un po’ di dentifricio su un angolo del mio amato iPhone per tentare di spazzolarmi i denti.
Non apparteneva a nessuno?
Mentre mi infilavo nel letto, ho sentito una suoneria indesiderata. Era il mio cellulare che squillava. Vibrava, suonava, brillava. Richiamava tutta la mia attenzione. Quando ho dato uno sguardo allo schermo, ho visto la foto e il nome di chi mi stava chiamando ed i soliti indicatori: “Rispondi” o “Rifiuta”.
Due cose mi hanno turbato molto. La prima è stata la foto di chi mi stava chiamando. Quella faccia l’avevo vista diverse volte nelle foto trovate sul cellulare. Come poteva essere se l’iPhone non apparteneva a nessuno? L’altra cosa è stata il suo nome. Il nome di solo tre lettere cominciava con la lettera “D”, la stessa lettera che avevo usato per sbloccare il mio preziosissimo iPhone. Il nome scritto sullo schermo era Dio.
A te la scelta!
“Rispondi” o “Rifiuta”?
Avevo davanti a me una scelta difficile. Questo cellulare stupendo, questo aggeggio carino che adoravo, usavo e maltrattavo ora, forse, beh, probabilmente…ok…sicuramente apparteneva a Dio. Ora il proprietario e Creatore del mio cellulare mi chiamava. I miei occhi fissavano le due opzioni: “Rispondi” o “Rifiuta”. Rispondo al Dio Creatore o rifiuto la chiamata del Creatore per continuare a negare la verità e sfruttare il Suo “iPhone”? Scegliere il tasto “Rispondi” o il tasto “Rifiuta”?
Che cosa vuol dire?
Ciascuno di noi deve scegliere per sé come rispondere a Dio. E’ una scelta importantissima ma anche personale. Tuttavia, spero che questa piccola storiella possa chiarire quello che l’apostolo Paolo voleva dire in Romani 1:18-32.
Nei versetti 18-20 alcune persone, non volendo vivere per fede (v. 17), negano la verità e negano l’esistenza del Dio Creatore. Esattamente come un cellulare non appare per magia, neanche questo mondo fu creato senza un Creatore.
I versetti 21-22 dimostrano che quando uno nega Dio e non vive per fede, comincia a vivere secondo il suo proprio ragionamento. Il nostro pensare diventa sempre più annebbiato e oscurato, fin quando non creiamo degli idoli per noi stessi. Gli idoli nei versetti 23-25
erano statue di persone e animali, ma nei nostri tempi gli idoli possono essere il prestigio, il potere, i soldi, il sesso, le persone famose che seguiamo, e così via.
Solo per evitare l’adorazione del Creatore, cominciamo ad adorare cose ridicole. Infatti, la vita non vissuta per fede diventa sempre più ridicola. Arriviamo, secondo Paolo, a fare cose poco naturali. Solo negando un Dio Creatore, dice Paolo nei versetti 26-27, possiamo pensare che due uomini o due donne possono accoppiarsi. E’ chiarissimo che un Dio Creatore non ha creato i loro corpi per stare insieme. Paolo lo chiama innaturale, come uno che cerca di usare un cellulare come uno spazzolino da denti.
Senza un Creatore, senza la grazia, senza il Vangelo (il v. 16), senza una vita vissuta per fede (il v. 17), il nostro ragionamento viene corrotto, il nostro comportamento diventa innaturale e noi diventiamo, secondo i versetti 28-32, pieni di malvagità, ingiustizia, invidia, e altro.
E’ per questo che Paolo dice che ognuno di noi ha bisogno del Vangelo (il v. 16). Senza il Vangelo di Dio, siamo persi.
Ora sta squillando il tuo cellulare. Dio ti chiama. Cosa sceglierai? Le opzioni sono due: “Rispondi” o “Rifiuta”!