Quest’articolo estratto dal libricino “Evoluzione: Mito o Realtà?” di John Blanchard. Appare qui per gentile concessione di Edizioni Passaggio.
Coloro che sostengono la teoria dell’evoluzione si servono di informazioni relative alla cosmologia, alla fisica, alla biologia e alla genetica; ma quando si tratta di scoprire che cosa sia accaduto in passato, il grande quadro è quello della paleontologia, ovvero lo studio dei fossili.
L’evoluzionista David Raup afferma, “La prova che troviamo nella testimonianza geologica non è affatto compatibile con la selezione naturale darwiniana”.
L’illustre zoologo francese, Pierre Grassé ha dichiarato: “Il naturalista deve tenere sempre presente che il fatto evolutivo si manifesta al lui unicamente mediante le forme fossili. La conoscenza della paleontologia gli è indispensabile; essa sola può fornirgli la prova della realtà indispensabile dell’evoluzione, mostrandone le modalità o il meccanismo”.
Tuttavia, come ha fatto rilevare l’evoluzionista David Raup (sovrintendente di Geologia al Museo Field di Storia Naturale di Chicago), “La prova che troviamo nella testimonianza geologica non è affatto compatibile con la selezione naturale darwiniana, così come vorremmo che fosse…. Ora abbiamo circa 250.000 specie fossili, ma la situazione non è cambiata di molto. La documentazione dell’evoluzione è sorprendentemente traballante e, ironicamente, abbiamo persino meno esempi di transizione evolutiva di quanti ne avevamo al tempo di Darwin…. Perciò, il problema di Darwin non è stato attenuato”.
Quarant’anni di ricerca hanno portato il professor N. Heribert Nilsson, dell’Università di Lund, in Svezia, a scrivere: “Il materiale fossile è ora talmente completo, che la mancanza di specie di transizione non può essere spiegata con la carenza di materiale. Le deficienze sono reali; non saranno mai compensate”.
David Kitts, professore di geologia all’Università dell’Oklahoma e convinto evoluzionista, è stato sufficientemente onesto da dire le cose come stanno veramente: “L’evoluzione necessita di forme intermedie tra le specie, ma la paleontologia non le fornisce”.
Se il modello evolutivo standard fosse vero, ci aspetteremmo (come fece Darwin) di trovare la terra brulicante di prove di forme di vita intermedie…. Se, d’altra parte, Dio avesse creato delle specie distinte e totalmente formate, ci aspetteremmo di trovare i resti di esemplari totalmente formati, altamente complessi, tutti senza nessun apparente antenato – e questo è proprio ciò che troviamo.
Jeremy Rifkin scrive: “Ciò che la documentazione mostra è quasi un secolo di inganni e di stratagemmi da parte degli scienziati per conformarsi alle nozioni di Darwin, il tutto senza utilità”. Niles Eldridge, del Museo americano di Storia Naturale, confessa apertamente: “Noi paleontologi abbiamo detto che la storia della vita dà sostegno alla… [storia di un graduale cambiamento adattivo]…pur sapendo bene che non ne dà”.
Allora, perché mai degli intelligenti esperti dovrebbero aggrapparsi ai fossili in questo modo? Il genetista di Harvard, Richard Lewontin, è assolutamente franco a questo riguardo: “Noi prendiamo le parti della scienza nonostante l’evidente assurdità di alcuni dei suoi costrutti… [e questo,] per una precedente lealtà che abbiamo nei confronti del materialismo…. Inoltre, tale materialismo è assoluto, perché non possiamo permettere a Dio d’intromettersi”. Egli ammette cioè, che la sua scienza è guidata dalla sua fede nel materialismo.
L. T. More, dell’Università di Chicago, fa lo stesso collegamento: “La nostra fede nell’evoluzione dipende dalla nostra riluttanza ad accettare la dottrina antagonista di una creazione speciale”. Le persone che sono state ingannevolmente portate a credere che i fossili giustifichino l’idea che Dio abbia creato specie distinte completamente formate, ne prendano attentamente nota.