Discepolato nella chiesa

Hai qualcosa da offrire! (“Lidia Invidia” e “Rosella Pivella”): Parte 2

Come spiegato in precedenza, vogliamo immaginare che nella nostra chiesa locale si stia organizzando un banchetto per celebrare un grande evento – un matrimonio, l’anniversario della fondazione della chiesa, o qualcosa del genere. Tutti i membri della famiglia di chiesa sono invitati e preparare un piatto, venire al banchetto, e gioire insieme agli altri. Ecco alcune delle persone invitate:

Invitato #1: Lino Poverino (precedentemente)

Invitato #2: Lidia Invidia

Anche se Lidia non manca mai la domenica o per gli eventi speciali, abbiamo notato una certa indifferenza quando abbiamo annunciato il banchetto. Quindi, le ho chiesto se venisse. Mi ha risposto, “Vorrei tanto venire ma non so fare i dolci. Voglio fare solo quello e non sono capace. Se solo avessi quella dote”.

Questo, sì, che è preoccupante come atteggiamento. Vorrebbe partecipare, può venire, sa cucinare, ma verrà solo se riesce a fare una bella figura facendo un dolce. Visto che questo non fa parte delle sue capacità, Lidia Invidia ha deciso di non venire.

Lidia Invidia capisce di avere una S.H.A.P.E. e dei doni e delle capacità. Sa preparare la pasta, sa arrostire la carne, sa cucinare le verdure ma vuole fare un dolce e vuole farlo meglio degli altri.

E non si tratta solo di un suo atteggiamento per quanto riguarda il cibo. Lidia Invidia si butta giù anche in altri campi. Pensa spesso, “Ma perché sono un’incapace? Perché non posso avere quel talento o quel ruolo nella chiesa o quel dono spirituale?” Ci sono persone nelle chiese che vedono certi doni o certi ruoli come importanti e vedono gli altri come insignificanti. Questi pensano di volere predicare, parlare in lingue, lavorare a pieno tempo per il Signore, fare il leader, ecc. Dicono, “Vorrei solo avere quel dono o quel ruolo. Le mie doti non servono a niente”.

Non è una novità il trovare quest’atteggiamento in chiesa. Paolo parlava di qualche Lidia Invidia quando scrisse la sua prima lettera ai Corinzi:

…ma tutte queste cose le opera quell’unico e medesimo Spirito, distribuendo i doni a ciascuno in particolare come vuole. [12:11]

Se tutte le membra fossero un unico membro, dove sarebbe il corpo? [12:19] 

…l’occhio non può dire alla mano: «Non ho bisogno di te»; né il capo può dire ai piedi: «Non ho bisogno di voi». Al contrario, le membra del corpo che sembrano essere più deboli, sono invece necessarie… [12:21-22]

Bisogna accettare che Dio ci ha fatti in modo stupendo e che ogni personalità, esperienza, abilità, e dono è utile nelle mani di chi ci ha creati per far parte della chiesa locale. Essere imbarazzati perché non abbiamo un certo dono significa mettere in dubbio la saggezza dello Spirito che ha scelto i nostri doni spirituali. Dire che vorrei essere più estroverso come quel tizio o più precisa come quella sorella significa insinuare che Dio non mi ha fatto in modo stupendo. Possiamo migliorarci, possiamo acquisire nuove esperienze e imparare nuovi talenti e forzarci ad uscire un po’ dai limiti della nostra personalità, ma alla fine della giornata bisogna ringraziare Dio per la nostra SHAPE e mettere ogni aspetto del nostro essere in gioco per servire il corpo di Cristo.

Invitato #3: Rosella Pivella

Rosella Pivella è conosciuta e amata da tutti nella chiesa. Purtroppo, gira voce che neanche Rosella verrà alla cena. Quando le viene chiesto perché, Rosella Pivella spiega, “Vorrei tanto venire ma ho un problemino. Io sento di voler fare il pesto perché è il mio piatto forte, ma so benissimo che nessuno in questa chiesa sa fare il pesto meglio della sorella Anna. Devo prima perfezionare la mia ricetta poi verrò ad una di queste cene”.

Povera Rosella Pivella non viene perché non ha tutta l’esperienza di Anna o di altri. Poi ha ragione che Anna fa un pesto stupendo e che Anna ha diversi anni di esperienza in cucina. Come fa Rosella Pivella a competere con questo? Chi crede di essere?

Ovviamente, è importante che non ci sia nessuna competizione fra credenti, ma va detto pure che non si fa neanche una brutta figura nel tentare una cosa per la prima volta. C’è stata una prima volta anche per Anna, ci sono stati giorni in cui anche il suo pesto è venuto meno bene nei primi tentativi.

Tutti capiscono e offrono un po’ di misericordia quando fai il pesto per la prima volta esattamente come tutti capiscono quando insegni nella scuola domenicale per la prima volta, fai un puppet per la prima volta, condividi la tua testimonianza per la prima volta. I credenti lo capiscono e i credenti dimostrano grazia, tanta grazia.

Rosella Pivella deve tuffarsi. I suoi primi tentativi non devono essere il fare il pesto per il presidente della Repubblica o per un matrimonio. Bisogna cominciare nel piccolo. Fai il pesto per un amico, fai il pesto per la cena della cellula e poi espandi.

Non fai il tuo primo insegnamento come una predicazione davanti a 500 persone ma come un insegnamento semplice e corto con un gruppo di amici. Gli incontri delle cellule sono, infatti, un’incubatrice ideale per i talenti e i doni. La tua S.H.A.P.E. può crescere in una cellula sana, suonando le prime note su una chitarra, portando una meditazione, pregando a voce alta per la prima volte, e così via.

Se Rosella Pivella fa un po’ di esperienza a casa e non si paragona agli altri, farà un pesto apprezzato da tutti. Non deve tirarsi in dietro.

ALTRI INVITATI: Lino Poverino (parte 1) e Rosa Curiosa e Lori Buoncuori (parte 3).

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