Quest’articolo è stato scritto da Chris Castaldo. Dopo anni come pastore, Castaldo ora serve come direttore del Ministry of Gospel Renewal (Il ministero del risveglio col Vangelo) per il Centro Billy Graham in Wheaton, Illinois, Usa. Castaldo mantiene il sito www.chriscastaldo.com e ha scritto il libro Holy Ground: Walking with Jesus as a Former Catholic (Suolo Sacro: Camminare con Gesù come un ex-cattolico).
Migliaia di persone sono in realtà solo “parzialmente evangelizzate” in quanto la persona e l’opera di Gesù sono assenti o irrilevanti nella loro vita.
Le ceneri di Angela è l’autobiografia di Frank McCourt il quale descrive la sua vita nell’Irlanda duranti i 1930 ed i 1940. La sua famiglia viveva in una baracca con una sola lampadina e le cimici, su una stradina non asfaltata in cui dovevano condividere un bagno esterno con tutti i vicini. Siccome suo padre era un alcolizzato e raramente trovava lavoro, andavano avanti con il solo supporto dello stato. Per diversi anni dolorosi, la famiglia sopravvisse col solo pane e tè.
All’inizio del film, la madre di Frank (Angela) perde i suoi tre bambini, Margaret-Mary, Eugene, e Oliver, a causa della “consunzione” [ndt: ora conosciuto come la tubercolosi polmonare], la temuta malattia dei poveri. Mentre sedevo con il cuore incollato allo schermo, mi sono chiesto come i McCounts avrebbero utilizzato le risorse spirituali della loro eredità cristiana per perseverare attraverso questa valle buia di sofferenza. In diverse scene, la famiglia si rivolge a Dio tramite le candele, tramite la venerazione e tramite altri riti sacramentali. Tuttavia, nel loro approccio variegato, Gesù e il Vangelo erano notevolmente assenti.
Chi sono i “parzialmente evangelizzati”?
Le prove di vita, come quelle dei McCourts, possono essere molto illuminanti. Mettono spesso in mostra la sostanza del proprio carattere o la mancanza di carattere. Ma le prove non sono l’unica misura per l’identificazione della natura della propria fede. Altre misure di fede includono il dare con generosità al ministero, la testimonianza del Vangelo, e i disciplini spirituali tale la preghiera, la lettura della Bibbia, e la partecipazione in una chiesa locale. L’ultimo in quest’elenco è particolarmente rivelante quando consideriamo l’impegno religioso negli Usa.
Secondo una ricerca [1], ci sono 132.060.000 Americani i quali si identificano con la tradizione cattolica, la tradizione ortodossa e la tradizione protestante mainline [ndt: le chiese generalmente più liberali]. I sociologi di religione ci dicono che 3 su 4 di questi individui non fanno parte di una chiesa locale, il che vuol dire che ci sono più di 99.000.000 uomini e donne in questa categoria. Mentre queste persone generalmente utilizzano l’etichetta “Cristiano”, esse sono in realtà solo “parzialmente evangelizzate” in quanto la persona e l’opera di Gesù sono assenti o irrilevanti nella loro vita. Nonostante la loro conoscenza di una tradizione cristiana, il “Vangelo” (in termini della nuova vita in Cristo, l’autorità delle Scritture, e un impegno attivo a rendere testimonianza) è cospicuamente mancanti. Questo è il bisogno preciso che gli evangelici sono adatti a soddisfare.
Venire incontro ai “parzialmente evangelizzati”
Il mio scopo era di connettere i puntini fra la comprensione limitata della storia cristiana che possedeva Anna e le verità specifiche sulla morte, risurrezione e regno di Gesù.
Permettetemi di presentarvi una persona parzialmente evangelizzata. Sotto il portico su Via Leonardo da Vinci, ho incontrato Anna in una città dell’Italia settentrionale. Siccome il suo caffè era proprio davanti all’appartamentino in cui soggiornavo, sono diventato un frequentatore regolare. Data la personalità estroversa di Anna, è stato facile parlare con lei di Dio, specialmente quando sono venuto a sapere che lei e suo marito erano di Catania in Sicilia, che fu la città natale dei miei nonni. In una gran parte dell’Italia meridionale, c’è un cattolicesimo sociale che ha a che fare con cattedrali, rosari, e feste religiose. Anna mi descriveva queste usanze in tutti i particolari.
I cannoli, i cornetti e i Napoletani venduti nel caffè potevano competere con la qualità artistica della Cappella Sistina. Prima di prendere un boccone di una di queste delizie che non potevo ben pronunciare, ho chiesto ad Anna del suo rapporto con Gesù. La sua risposta è stata affascinante. “Le mie credenze spirituali sono private,” ha detto. “Della Bibbia non mi fido perché è stata scritta dagli uomini.” Ha aggiunto qualche parola dura contro il clero cattolico. Poi, infine, e decisamente la parte più estesa della sua risposta, Anna ha descritto una certa processione siciliana in onore del patrono della pesca.
Avendo già stabilito una specie di amicizia con Anna, potevo permettermi qualche domanda in più. La conversazione è cominciata così:
Chris: “Sembra una processione impressionante! Mi chiedo, però, se la croce di Gesù viene messa in evidenza in qualche modo.”
Anna: “Sì, sì. Il Monsignore Giuseppe porta il crocifisso, innalzato perché tutti lo vedano.”
Chris: “E qual è esattamente il significato del crocifisso?”
Anna: “Rappresenta la morte di Gesù Cristo, che porta la corona di spine con le gocce di sangue che segnano il Suo volto.”
A questo punto della conversazione ho fatto ad Anna qualche domanda semplice con l’intenzione di spiegare l’amore e la giustizia di Dio e il significato personale della morte di Gesù per Anna in particolare. La spiegazione è stata molto breve ma anche significativa. Il mio scopo era di connettere i puntini fra la comprensione limitata della storia cristiana che possedeva Anna e le verità specifiche sulla morte, risurrezione e regno di Gesù. Non c’è stata una conversione drammatica, ma mi piace pensare che Anna è stata in qualche modo avvicinata al Salvatore attraverso i semi che sono stati seminati quel giorno.
L’opportunità davanti a noi
Riflettendo sulla mia conversazione con Anna mi porta in mente alcuni principi su come servire i “parzialmente evangelizzati” col Vangelo. L’ordine sequenziale di questi punti non è essenziale tranne per il primo.
1. Il passo iniziale deve essere di riconoscere che anche noi, nonostante la nostra teologia sviluppata o le nostre buone intenzioni, siamo parzialmente evangelizzati e lo siamo in modo anche disperato. Vi assicuro che la parola “disperato” non viene utilizzata qui per un semplice effetto letterario.
C’è, anche nei nostri giorni “migliori”, una grandissima differenza fra la santità, la pace e l’amore di Cristo e il modo in cui viviamo questa nostra vita. Siamo completamente dipendenti da Dio e, quindi, dobbiamo “evangelizzare” noi stessi in maniera attiva, ricordandoci sempre che la vecchia vita è ormai alle nostre spalle mentre la nuova creazione è già arrivata.
Ogni mattina quando mi sveglio, devo predicare il Vangelo a me stesso (dopo aver preparato una tazzina di caffè, ovviamente). È un privilegio, come figli e figlie di Dio, di entrare nella presenza di Dio nel nome di Gesù e ricordarci che non siamo più definiti dal peccato e dalla vergogna ma piuttosto dalla rettitudine perfetta di Cristo…“anche se i vostri peccati fossero come scarlatto, diventeranno bianchi come la neve” (Isaia 1:18). Ci ricordiamo pure che Dio ha versato il Suo spirito Santo nei nostri cuori affinché noi possiamo incarnare e proclamare la buona notizia al mondo. In breve, non possiamo evangelizzare altri in modo efficace fin quando non abbiamo prima evangelizzato noi stessi.
2. Secondo, è necessario che noi vediamo i parzialmente evangelizzati come persone eternamente perdute se queste persone ignorano la nuova vita in Cristo, la Bibbia e il ministero…. Francis Schaeffer, secondo il mio amico Lane Dennis, uno studente di Schaeffer, era famoso per il fatto che spesso piangeva quando descriveva quelli senza Cristo. Sì, questo è l’atteggiamento giusto.
Bisogna piantare gradualmente dei semi della verità che possano aiutare le persone ad avvicinarsi a Cristo.
3. Terzo, il nostro approccio principale dovrebbe essere un approccio graduale e relazionale. A volte quando pensiamo all’evangelizzazione, ci limitiamo ad un metodo particolare. Per tanti di noi, è l’evangelizzazione in piazza o nello stadio come quelle di D. L. Moody o Billy Graham. Di conseguenza, pensiamo all’evangelizzazione come ad una presentazione completa del Vangelo che parte da una spiegazione del problema umano del peccato e che conclude necessariamente con un invito ad accettare Cristo. Come ho scritto in precedenza…
No so voi ma la maggior parte delle mie conversazioni evangelistiche non permettono un sermone completo. Durante un evento in piazza, lo scopo dell’evangelista è quello di presentare chiaramente l’intero messaggio e chiedere alla gente di prendere una decisione in merito. Tuttavia, se definiamo l’evangelizzazione in questo modo, che fine fa la conversazione di soli due minuti durante la pausa caffè nell’ufficio? Come fai a testimoniare alla cassiera del supermercato o ad un parente che sa ciò che credi e non vuole sentire altre prediche? La risposta è che non evangelizzi proprio queste persone. Non dici una parola. Non riusciamo a comunicare tutto il Vangelo in quelle circostanze senza essere completamente rigettati. Quindi, non diciamo niente. Il risultato è simile a chi nasconde una lampada sotto un recipiente.
Questo principio è particolarmente rilevante ai parzialmente evangelizzati perché, almeno nella mia esperienza, quando uno abbraccia il Vangelo è generalmente un processo…. Dio spesso conduce le persone attraverso un viaggio esistenziale in cui viaggiano dalle tenebre alla luce. Perciò, ciò che dobbiamo imparare è come piantare i semi della verità del Vangelo che possono aiutare i parzialmente evangelizzati a spostarsi dai confini di una tradizione cristiana al centro, un passo per volta.
4. In fine e più essenzialmente, bisogna pregare per i parzialmente evangelizzati. Ciò che per loro è meno di un ruscellino d’identità cristiana, Dio desidera rendere un fiume impetuoso di fede (Ezechiele 47). Ciò che è ora la più piccola nuvola, Dio vuole sviluppare come una pioggia torrenziale (1 Re 18:44). Ciò che per ora è solo un pranzo al sacco, Dio vuole moltiplicare mille volte per creare un banchetto (Giovanni 6). Infatti, è questa la nostra speranza secondo il potere del Vangelo che trasforma le vite!
[1] Il U.S. Religious Landscape Survey completato dal Pew Forum on Religion e Public Life.
[2] Il traduttore ha scelto di cambiare alcuni dettagli per rendere impossibile l’identificazione della barista “Anna”.