Come lavorare insieme in pratica?

Questo post è stato estratto dal capitolo 10 del libro “Uno in Cristo” di Pier Francesco Abortivi. Usato ed adattato con permesso dell’autore. Il libro è scaricabile in base ad una donazione libera presso il sito Progetto Archippo.
D’accordo, dovremmo essere spiritualmente uniti, evitare di giudicarci, cercare di rispettare le differenze, ma come applicare tutto questo alla pratica quotidiana?

Poniamo l’esempio di una situazione in cui si voglia organizzare un evento fra chiese di diversa estrazione, oppure fra membri di un gruppo provenienti da culture ed esperienze diverse. In genere si parte da una proposta o da un’idea. L’idea viene da Pietro, che, avendo un carattere più impulsivo e visionario, la vede già realizzata davanti ai suoi occhi e sta già pensando alla prossima edizione come ha visto fare in altre chiese. Marco crede che, come si fa nel suo paese, bisognerebbe invitare alcune persone famose e fare una grande pubblicità. Marta che ama i dettagli, parla subito della logistica e di come saranno gli inviti o i volantini. Giovanni, che ama le persone, parla di come bisognerebbe preoccuparsi che tutti siano a loro agio senza offendere nessuno. Maria, più intimista, suggerisce prima di tutto di pregarci sopra e valutare se e come andrebbe fatto. Matteo dice che nella chiesa da cui proviene si è sempre fatto uno studio biblico approfondito prima di intraprendere alcunché. Luca, più concreto, tira le somme, pensa al numero dei partecipanti e inizia a distribuire gli incarichi.
Di fronte a una situazione di potenziale conflitto come questa ci sono due possibili reazioni: la prima è la difesa a oltranza della propria posizione, la seconda è un confronto amorevole che deriva da una vera maturità cristiana. Se percepiamo gli altri come possibili minacce per i nostri progetti, la nostra visione o il nostro gruppo, andremo incontro a un disastro certo. Ci chiuderemo in noi stessi e troveremo presto valide ragioni spirituali per cui “non era possibile continuare a collaborare con queste persone”. Se invece abbiamo il coraggio, e sottolineo la parola coraggio, di ascoltare, confrontarci, e cercare di capirci con pazienza, avremo la possibilità di crescere ed essere benedetti attraverso i doni che il Signore ha dato ad ognuno.
Due delle caratteristiche fondamentali per il successo di qualsiasi movimento o organizzazione sono l’identità comune e la condivisione degli obiettivi. …
- Una forte identità cristiana personale nasce dalla maturità cristiana. Più un credente è consapevole del suo ruolo in Cristo, meno avrà paura di essere messo in discussione e più facile sarà l’accettazione delle differenze. Come già detto, se accettiamo di essere parte dello stesso corpo, è possibile superare difficoltà anche importanti. Se al contrario esistono dei problemi di identità (“io lavoro con te, ma non ti considero sul mio stesso piano”) i nodi verranno inevitabilmente presto al pettine ed emergeranno dei problemi.
- Una volta accettata l’appartenenza comune ad un unico corpo, si stabilisce un vero e proprio patto di collaborazione. Non è importante che sia orale o scritto, l’importante è che sia chiaro e condiviso. Questo patto mette le basi per perseguire gli obiettivi che si svilupperanno naturalmente dalla comune identità. In altre parole ci si identifica tutti insieme, alla pari, come discepoli di Cristo e questo ci porta a servire insieme il Signore e a intraprendere ogni azione in linea con la Sua chiamata. I metodi, in questo contesto diventano secondari, non perché non siano importanti, ma perché sottoposti all’identità e agli obiettivi comuni.
Queste dinamiche sono le stesse osservabili all’interno delle chiese. Ogni gruppo necessita di un patto e di obiettivi da raggiungere. Generalmente gli scontri avvengono quando si verifica una di queste condizioni: il patto iniziale non è condiviso, gli obiettivi non sono condivisi, oppure quando si tenta di modificare “in corsa” il patto iniziale o gli obiettivi da raggiungere.
Ogni cambiamento porta disagio e rottura. Disagio perché cambiare costa fatica e impegno, rottura quando il cambiamento viene percepito come una forzatura o un’imposizione. A volte la rottura è necessaria per modificare tradizioni o errori che non si potrebbero altrimenti cambiare, altre volte è soltanto negativa se frutto del proprio orgoglio e della voglia di imporsi. Ricollegandoci al discorso iniziale si può tranquillamente affermare che anche in questo caso siamo di fronte a un problema puramente spirituale: l’unità è il frutto di uno spirito comune, quando questo spirito viene negato o rattristato, subito si crea divisione. Il punto non è mai: è giusto cambiare o non è giusto cambiare, ma: cosa spinge al cambiamento o cosa spinge a resistergli?
Di fronte a chiese lacerate da divisioni generazionali, culturali, dottrinali, di autorità, il punto è raramente il problema specifico su cui si continua a discutere, ma ciò che vi sta dietro: la motivazione che ci spinge, quel bisogno di aver ragione a tutti i costi che a volte non riusciamo a confessare nemmeno a noi stessi.
Per questo nelle situazioni di conflitto è importante il rapporto personale che ognuno di noi ha con Dio. Solo se quel rapporto è reale e vivente potremo essere in sintonia con tutti coloro che hanno un rapporto altrettanto reale e vivente con Lui. Solo la nostra identità nel Padre ci fa essere figli insieme.
Se dunque v’è qualche incoraggiamento in Cristo, se vi è qualche conforto d’amore, se vi è qualche comunione di Spirito, se vi è qualche tenerezza di affetto e qualche compassione, rendete perfetta la mia gioia, avendo un medesimo pensare, un medesimo amore, essendo di un animo solo e di un unico sentimento. Non fate nulla per spirito di parte o per vanagloria, ma ciascuno, con umiltà, stimi gli altri superiori a se stesso, cercando ciascuno non il proprio interesse, ma anche quello degli altri. Filippesi 2:1-4
Tutti gli articoli di Pier Francesco Abortivi all suo libro “Uno in Cristo”:
- Abbiamo una chiesa settaria, sincretistica o sana?
- Unità o uniformità?
- Come lavorare insieme?
- Le differenze culturali (Prossimamente.)
Questo post è stato estratto dal capitolo 10 del libro “Uno in Cristo” di Pier Francesco Abortivi. Usato ed adattato con permesso dell’autore. Il libro è scaricabile in base ad una donazione libera presso il sito Progetto Archippo.