Il credente ed il lavoro

Lavoro: Di chi è il merito?

Il tuo lavoro importa al Signore:
Di chi è il merito?

Quest’articolo è stato scritto da Robert Tamasy, vice presidente di comunicazione della Leaders Legacy, Inc. Appare qui per gentile concessione dell’Apice e della sua mailing list “Manna del Lunedì”.

Hai mai lavorato duramente ad un progetto senza poi ricevere il riconoscimento che meritavi per il tuo sforzo? Ancora peggio, hai già portato a termine un importante compito, solo per poi vedere un altro che ne ricava tutta la considerazione?

Hai mai portato a termine un importante compito, solo per poi vedere un altro che ne ricava tutta la considerazione?

Lavoro

È una cosa naturale il desiderare di essere lodato per un lavoro ben fatto, ma a volte non riceviamo l’elogio che ci aspettiamo. In queste occasioni ci sentiamo scoraggiati e ci chiediamo perché abbiamo lavorato così tanto e così diligentemente, se nessuno lo ha notato.

Questa attitudine però può indurci a coltivare amarezza, gelosia verso quelli che hanno ricevuto la lode che noi credevamo di avere meritato e ci sentiamo scoraggiati. La persistenza di questi pensieri può diminuire significativamente la nostra futura performance.

Pensando a questo, un saggio leader ci offre questa osservazione: “È sorprendente ciò che possiamo realizzare quando non ci importa chi ne riceve il riconoscimento.”

Non dare importanza a chi riceve il credito? “Stai parlando seriamente?” penserai, “Chi non desidera ricevere una parola di lode per ciò che ha realizzato?” . È vero, tutti noi vogliamo che il nostro lavoro sia riconosciuto, anche solo con un elogio fatto in privato con un “Buon lavoro!”, magari espresso via e-mail o pubblicamente durante una riunione in cui siamo presenti. Frequentemente però il nostro lavoro può essere contaminato da uno spirito di competizione, per dimostrare che noi siamo i migliori, più intelligenti e con più successo degli altri. Competiamo per ricevere lode e se perdiamo, affondiamo nel disappunto.

Alcuni dei più importanti lavori, intanto, sono quelli fatti lontano dalla vista del pubblico. Anni fa conobbi diversi leader che evitavano l’attenzione pubblica. Lavoravano diligentemente dietro alla scena per assicurare l’esito di riunioni importanti, curando tutto con anticipazione e dettagli, dall’arrivo dei partecipanti fino alla fine dell’evento, ma mai anelavano al riconoscimento per il loro lavoro. Vedere la riunione procedere con successo, senza ostacoli, era una soddisfazione sufficiente per loro.

Come potevano fare questo? Come erano in grado di lavorare nell’oscurità virtuale mentre gli altri disimpegnavano la parte visibile del ruolo del leader, parlando dal podio e ricevendo gli applausi? Era semplice: realizzavano il loro lavoro per “uno spettatore”. Vedevano se stessi come servi, ansiosi di servire e non di essere serviti. Capivano che le loro abilità e le opportunità di metterle in pratica erano un dono di Dio ed ogni giorno, umilmente, svolgevano il loro ruolo con gratitudine per Lui.

Comunicazione

Servire invece di essere servito. Parlando della sua funzione sulla terra, Gesù disse ai suoi seguaci: “Il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti.” (Marco 10:45). Se c’era qualcuno che aveva il diritto di essere servito, questo qualcuno era Gesù Cristo, invece egli scelse di servire.

Svolgere la propria funzione con umiltà. Scrivendo ai seguaci di Cristo della città di Corinto, Paolo classificò come irrilevante la discussione su chi dovevano considerare come leader principale: se lui o Apollo. “Io ho piantato, Apollo ha irrigato ma è Dio che ha fatto crescere. Ora, né chi pianta, né chi irriga è qualche cosa, ma Dio che fa crescere.” (I Corinzi 3:6-7).

Robert J. Tamasy è vice presidente di comunicazione della Leaders Legacy, Inc., una “non profit corporation” con base in Atlanta, Georgia, U.S.A. Veterano con più di 30 anni di giornalismo, ha scritto ed editato 9 libri inerenti al mondo degli affari. Recentemente ha collaborato con David A. Stoddard su “The Art of Mentoring”: 10 Principi sullo Sviluppo del Completo Potenziale delle Persone pubblicato dalla Navpress. Il suo articolo appare qui per gentile concessione dell’Apice e della sua mailing list “Manna del Lunedì”.