Questa meditazione è stata scritta da Serena La Torre. Appare qui per gentile concessione dell’autrice.
Ci sono stati dei cartoni animati che hanno segnato la nostra infanzia.
La mia ha visto “La bella e la Bestia”, la stupenda “Pocahontas” e il romantico “L’incantesimo del lago”. Sorprendentemente, visti i miei gusti molto romantici, ho adorato particolarmente “Pinocchio”.
Sfido chiunque a dire che non lo abbia mai visto! Non ci crederei mai! Tutte le generazioni hanno sognato la fata turchina e sperato che Pinocchio diventasse un bambino.
La mia adolescenza infine è stata allietata dal cartone “Nemo”: il finale mi ha sempre fatta piangere per l’emozione!
A distanza di anni, ho notato qualcosa di veramente molto particolare negli ultimi due cartoni. Entrambi i personaggi principali sono finiti nella pancia di una balena! Mi chiederete perché faccia adesso questa osservazione. Semplice: entrambi gli episodi si rifanno alla storia di Giona.
La mia infanzia non ha visto solo cartoni animati o giochi, ma anche insegnamenti biblici che mi hanno portata a conoscere questo importante personaggio e ad imparare da lui. La sua storia ha talmente tanto affascinato il mondo che è diventata il simbolo dei tre momenti fondamentali della vita di ogni credente o di ogni uomo che si pente e torna a Cristo: il peccato, il pentimento e la redenzione.
Tutto questo lo ha portato ad essere inserito persino nei cartoni animati, a fini educativi! Ora, avendo capito l’importanza della Bibbia anche in questi campi, iniziamo ad analizzare la storia di Giona, narrata nella Bibbia. Figlio di Dio, venne chiamato dal Signore in questi termini: “Alzati, và a Ninive, la grande città, e proclama contro lei che la loro malvagità è salita fino a me” (Giona 1:2).
Il compito di Giona era quello di proclamare la Parola di Dio in una città piena di peccato. Ma Giona cosa fece? “Si mise in viaggio per fuggire a Tarsis, lontano dalla presenza del Signore” (versetto 3). Egli scappò via dall’Eterno! Si rifiutò di fare la Sua volontà!
Molto spesso avviene proprio questo nella nostra vita, quando il Signore ci chiama a Sé e noi non vogliamo risponderGli, quando ci vuole al Suo servizio, ma noi preferiamo evadere e vivere la nostra vita per conto nostro. Ma non possiamo comportarci in questo modo! Mai girare le spalle a Colui che ci ha salvati! Lui è il nostro grande Papà.
Giona avrebbe dovuto comportarsi come Samuele, il quale, chiamato da Dio, disse: “Signore, parla, perché il tuo servo ascolta” (1 Samuele 3:10). Giovani, ragazzi, Samuele era giovanissimo, eppure, senza paure o riserve, accettò di servire il Signore.
Ora, Giona ha segnato la prima tappa: quella del peccato, quella più comune…quella più facile. Tutti noi, come credenti, non vogliamo alcune volte guardare a quello che il Signore ci indica di fare e di conseguenza scegliamo di allontanarci da Lui per poter fare quello che vogliamo. Così facendo Gli giriamo le spalle, commettendo peccato. Ma ogni peccato, ogni errore ha una sua conseguenza: “il salario del peccato è la morte”.
Giona, nel momento stesso in cui salì sulla nave, capì la conseguenza della scelta che aveva fatto. Leggi dal versetto 4.
Tutta la nave, tutto l’equipaggio venne bloccato da una terribile tempesta e per far sì che il suo peccato non colpisse altri, si fece gettare in mare. Qui, nel mare profondo, soffocando e morendo, raccolto nella pancia di un pesce, di cosa si pentì? Di Chi si ricorda?
Leggiamo il capitolo 2 dal versetto 3: “Io ho gridato al Signore, dal fondo della mia angoscia, ed Egli mi ha risposto; dalla profondità del soggiorno dei morti ho gridato e tu hai udito la mia voce. Tu mi hai gettato nell’abisso nel cuore del mare (ragazzi, la conseguenza del peccato); la corrente mi ha circondato, tutte le tue onde e i tuoi flutti mi hanno travolto…quando la vita veniva meno in me, io mi sono ricordato del Signore e la preghiera è giunta fino a Te, nel Tuo tempio santo (pentimento)….”
Giona ha capito che la salvezza era solo nel Signore (versetto 10). In quello stesso momento, è come se avesse fatto un “balzo” al secondo momento, quello del pentimento, quello del ritorno ai piedi di Cristo! Il suo atteggiamento lo ha portato alla redenzione e a frutti veramente molto importanti per il Signore.
Al capitolo 3 dal versetto 5 vediamo come diviene uno strumento nelle mani di Dio per evangelizzare i Niniviti e come questo abbia condotto loro alla conversione. E come il Signore è rimasto nel soggiorno dei morti per tre giorni ed è risorto in Gloria, così Giona dopo tre giorni e tre notti nell’abisso del mare (morte, capitolo 2 versetto 1) è risorto in Dio uscendo dal mare (v. 11) e predicando la Parola di Dio!
Non stupiamoci del fatto che Gesù stesso lo menzionò in Matteo 12 al versetto 40. Giona è stato un segno del bellissimo piano di Dio, di come il Signore abbia pianificato ogni cosa sin dal principio, e di come voglia che anche tu faccia questi importanti tre passi!
Proprio come Giona, devi morire al peccato (mare), resuscitare abbracciando e accettando la salvezza in Dio (terra ferma) e proclamare la Sua bellezza (evangelizzazione ai Niniviti). Dopo questo percorso, ognuno di noi è una persona nuova, migliore, consapevole della Sua Sicurezza che è presente al proprio fianco!
Il nostro è un Dio miracoloso e lento all’ira (capitolo 4 versetto 2) che ha risparmiato noi dalla morte eterna dandoci la vita, proprio come Giona. “Il salario del peccato è la morte (morte), ma il dono di Dio è la vita eterna in Cristo Gesù, nostro Signore (Terra Ferma)” (Romani 6:23). I nostri peccati non sono imperdonabili!
La dimostrazione di questo è proprio Giona, che è stato un segno che ha preceduto Gesù, e noi crediamo in Lui, che è molto più che Giona (Matteo 12:41).
Noi eravamo come i Niniviti, schiavi del peccato, eppure Lui ci ha offerto salvezza e perdono.
Destiamoci dai nostri errori, avviciniamoci a Cristo, chiedendo perdono come Giona, e ritorniamo alla vera adorazione destinata a Dio. Anche se il mondo ci criticherà e ci scanserà per quello che abbiamo commesso, ricordiamo che il Signore non lo farà mai.
I Niniviti erano un popolo malvagio e Giona si irritò quando Dio decise di salvarli e farli vivere. E cosa gli risponde il nostro potente Dio? “…e io non avrei pietà di Ninive, la grande città, nella quale si trovano più di centoventimila persone che non sanno distinguere la loro destra dalla loro sinistra, e tanta quantità di bestiame?” (Giona 4:11). E dopo questa promessa, avete ancora paura di chiedere perdono per i vostri peccati? Voi che a maggior ragione siete stati salvati dalla potente mano di Dio?
Dobbiamo compiere ogni giorno i tre passi compiuti da Giona per tornare ogni volta a Cristo. Non importa chi vi oltraggia e vi critica per quello che si è fatto, perché il Signore perdona, se andiamo a Lui col cuore pentito!
– Serena
Ps: Giona non ha mai parlato di una balena, ma di un pesce. Forse il mondo ha ricamato un po’ su questa storia?