Comunicare con efficacia con i “giusti” pronomi
Quest’articolo è stato scritto per www.MissionePerTe.it da Michele Carlson, promotore della fondazione di nuove chiese evangeliche.
Ho partecipato ad un gruppo giovani di recente in cui avevo chiesto ad un ragazzo di guidare la discussione per la prima volta. Questo ragazzo, chiamiamolo Gianni, ha 16 anni, ha 2 fratelli nel gruppo ed è il più grande nel gruppo per solo qualche mese. Eppure, ad un certo punto, mi sono accorto che il giovane Gianni parlava così: “Voi ragazzi non capite che la vita cristiana è una cosa seria!” Che sbaglio! Sia i suoi fratelli di sangue sia i suoi fratelli in Spirito non hanno partecipato alla discussione quasi per niente dopo aver sentito Gianni puntare il dito contro di loro (e ha puntato il dito contro di loro anche letteralmente!).
Avendo visto il danno fatto, mi sono accorto ancora una volta di quanto siano importanti i pronomi che utilizziamo quando insegniamo, predichiamo, e parliamo con la gente.
Voi v. noi
Non hanno partecipato alla discussione quasi per niente dopo aver sentito Gianni puntare il dito contro di loro.
Non è sicuramente sbagliato parlare di “voi” a volte. Le Scritture lo fanno (anche se c’è da riconoscere una differenza fra la parola scritta e la parola detta). Il pericolo di usare il “voi” è che possiamo sia creare un senso di “condanna” sia un senso di “distanza”. Nessuno apprezza molto il professore che dice, “Voi studenti non capite niente”. Beh, possiamo dare anche noi l’impressione che condanniamo gli altri e che ci sentiamo distaccati e superiori a loro.
“Noi peccatori” ha tutto un’altra sensazione che “Voi peccatori”. Non è vero?
Quando la Parola punta il dito, bisogna puntare il dito, ma spesso bisogna puntare il dito anche contro il nostro peccato, il nostro pensare ed il nostro cuore.
Ci sono momenti in cui è bello parlare di “voi”. Questo è particolarmente vero se parliamo nel positivo (ad es., “Siete una congregazione generosa” o “Sento molto il vostro amore per il Signore e per gli altri!”), ma bisogna stare attenti a non creare un falso senso di giudizio o di distanza, utilizzando troppo il “voi” nel senso negativo (ad es., “Dio sa che avete un cuore duro” o “I vostri peccati sono evidenti”).
Noi contro loro
Anche se dire “noi” può essere una cosa utilissima a volte, dobbiamo stare attenti a non creare un senso di “noi contro loro”. “Noi” possa indicare “noi che siamo qua”, “noi che facciamo parte di questa comunità”, “noi che facciamo parte di questa denominazione o filo teologico” o “noi credenti”. Prima di utilizzare il “noi”, bisogna pensare a come si sentiranno “loro”.
Se bisogna stare attenti alla frase “voi tutti sapete”, allora bisogna anche stare attenti a dire con cautela “noi tutti” o “noi credenti” quando quello che stiamo per dire denigra chi non sente di essere una parte di quel “noi”. A volte un credente può sembrare (o essere!) arrogante dicendo cose del tipo: “Noi credenti sappiamo come amare, mentre loro…” o “Noi sappiamo trovare la verità, mentre loro….” Possono essere cose vere e possono essere anche dette ma magari in un altro modo o con un altro timbro di voce.
Mi ha sempre colpito l’idea che “Il Cristianesimo è solo un mendicante che spiega ad un altro mendicante dove ha trovato del pane” (D. T. Niles, New York Times, 1986). Non si tratta di “noi contro loro”. “Noi” eravamo esattamente come “loro”, noi siamo poveracci esattamente come loro, e noi abbiamo bisogno di Gesù esattamente come loro. Possiamo certamente parlare di “noi” ed anche di “loro”, ma non lo possiamo fare con un senso di superiorità o d’esclusione. Noi siamo mendicanti che parlano con gioia del nostro Salvatore che ci ha dato da mangiare.
Voi v. tu
È bello osservare come gli scrittori della Parola utilizzino sia il “voi” che il “tu”. Ci sono comandi sia per “voi” che per “te” (ad es., “Credete” o “Non vi scoraggiate” ed anche “Pensi tu” o “Non commettere”). Personalmente, parlo maggiormente di “noi”, parlo a volte di “voi”, ma poi lo trovo naturale parlare a “tu per tu” con il cuore di ciascun ascoltatore quando parliamo della conversione, del Vangelo, o dell’applicazione pratica. Anche se siamo in tanti, a volte parliamo con ogni ascoltatore come individuo.
Io
Il Cristianesimo è solo un mendicante che spiega ad un altro mendicante dove ha trovato del pane.
Se sei arrivato fin qui, pensando, “Utilizzo bene i pronomi”, ho ancora una sfida importante per te. Quante volte parli del “io” come dell’eroe della situazione e quante volte parli del “io” come del cattivo, il peccatore o il mendicante di qui parlavamo prima? Le Scritture parlano non solo dei “successi” di Pietro, ad esempio, ma anche dei suoi clamorosi sbagli!
Durante una recente predicazione, ho parlato di un momento in gioventù in cui ho mentito ad un negoziante, dicendo che un distributore automatico mi ha preso una monetina senza darmi niente. Il negoziante mi ha creduto e mi ha dato qualcosa in omaggio. Mi sono girato solo per vedere un vigile che mi fissava. Che bella chiacchierata ho avuto (subito!) con il vigile! Quando ho “confessato” il mio peccato davanti alla congregazione, i miei ascoltatori mi hanno capito. Sono stati colpevoli pure loro di qualche crimine, qualche bugia, qualche peccato, e come me hanno capito come chiedere perdono e rimediare (ho pagato volentieri a quel punto!) quando ci sbagliamo. Si trovano con me nel peccato, e ciò vuol dire che si sono trovati con me anche quando ho spiegato quanto è scuro il mio cuore e quanto ho bisogno dell’amore e del perdono di Dio.
Oramai ho confessato così tanti peccati e tentazioni (del passato e del presente) che nessuno rimane a bocca aperta quando confesso la mia debolezza ed anche la Sua grandezza!
Non è sbagliato come Paolo, dire “Siate miei imitatori” (1 Corinzi 11:1). Possiamo essere a volte l’eroe o un esempio positivo per gli altri. Ma è anche efficace ammettere con Paolo che io sono debole ed ho bisogno di Gesù e del Vangelo ancora oggi, perché “sono il minimo fra tutti i santi” (Efesini 3:8).
Egli
Se utilizziamo “noi”, “voi”, “tu”, “io” o qualsiasi altro pronome che ci sia, la cosa importante è ricordare “Egli”! Possiamo sbagliare nella nostra comunicazione, possiamo inciampare nel nostro cammino e possiamo pure essere mendicanti spirituali, ma Egli ci dà da mangiare, Egli ci usa per il Suo Regno, Egli ci perdona ed Egli ci ama. Come dice, 1 Giovanni 2:2, “Egli è il sacrificio propiziatorio per i nostri peccati, e non soltanto per i nostri, ma anche per quelli di tutto il mondo.”
O come dice D. T. Niles, “Il Cristianesimo è solo un mendicante che spiega ad un altro mendicante dove ha trovato del pane.”