Una conversazione con Vaughan Roberts
Questa pagina è tratta da un’intervista a Vaughan Roberts, autore, professore e pastore St. Ebbes Church di Oxford, Inghilterra, una congregazione evangelica che fonda altre chiese evangeliche. L’intervistatore è Colin Adams del blog Unashamed Workman. Usato con permesso.
1. Quale importanza dai alla predicazione nel gran quadro della vita della chiesa?
La predicazione è centrale. Cristo raggruppa la Sua chiesa intorno alla Sua Parola e la guida attraverso la Parola. Di conseguenza, la predicazione della Sua Parola deve essere il fulcro delle nostre riunioni come congregazione se Cristo ne sarà al centro. Questa centralità della Parola poi equipaggia tutto il popolo di Dio a compiere la propria “opera del ministero” affinché la chiesa sia edificata (Efesini 4:12). La predicazione fedele serve come catalizzatore che porta tutti i membri di chiesa a servire l’uno all’altro e a raggiungere il mondo.
2. In un solo paragrafo, in che modo hai scoperto le tue doti nella predicazione?
In verità non ho mai voluto fare altro che diventare pastore-insegnante dopo la mia conversione nella tarda adolescenza. Però, essendo molto timido all’epoca, non riuscivo ad immaginare che qualcuno mi avrebbe dato la possibilità. Lavorare nei campi estivi per i teenager mi ha regalato tante opportunità per presentare brevi riflessioni bibliche. Questo poi ha portato ad ulteriori inviti e ad incoraggiamento da parte di persone per le quali serbavo molto rispetto che infatti avevo delle doti naturali nella predicazione.
3. Quanto tempo (mediamente) richiede la tua preparazione per un sermone?
Circa 12 ore. I primi sermoni in una nuova serie su un libro meno famigliare richiedono qualche ora in più.
4. È importante che una predica contenga un solo tema o una sola idea? Se è così, come fai a renderla cristallina?
È certamente importante che il sermone abbia una mèta. Deve avere un chiaro senso di direzione e di ciò che vuole comunicare. Questo non è un singolo punto che viene scelto arbitrariamente fra tutti i punti che si potrebbe trovare nel brano. Deve essere piuttosto guidato dall’essenza del testo stesso. Cerco di seguire lo scopo di Charles Simeon: “Il mio scopo è di tirare fuori dalla Scrittura ciò che è già presente e non inserire ciò che penso che potrebbe esserci. Ho una forte convinzione a questo riguardo: di non dire né più né meno ci ciò che credo sia la mente dello Spirito nel passaggio che espongo.”
Dentro di me tendo a pormi domande del tipo: “Perché esiste questo passo? Cosa intende comunicare quest’autore attraverso questo brano? A quale domanda dà la risposta? Quale riassunto darebbe quest’autore al brano in poche parole?” Queste domande mi aiutano ad accertare che il messaggio che preparo sia modellato dalle Scritture e non imposto su di esse.
5. Qual è l’aspetto più importante dello stile di un predicatore, e che cos’è che dovrebbe evitare?
Se la predicazione è “la verità mediata attraverso la personalità”, allora il predicatore dovrebbe essere se stesso, cercando di utilizzare la sua personalità ed i suoi doni non per attirare l’attenzione su di sé ma per essere il messaggero di Dio. I predicatori che Dio utilizza variano enormemente in stile perché sono estremamente diversi come persone. È un grosso errore fingere di essere qualcuno che non siamo.
6. Quali appunti, se li usi, utilizzi quando predichi?
Utilizzo degli appunti piuttosto completi (con l’eccezione dei discorsetti evangelistici quando tendo ad usarne molto di meno).
7. Quali sono alcuni dei pericoli più grandi che un predicatore deve evitare?
Questi variano da persona a persona e variano pure nel tempo. Al momento il più grande pericolo per me è accettare troppi impegni e così rischio di rimanere spiritualmente passivo e meramente “professionale” come predicatore. Devo tenere vivo il mio proprio cammino con Cristo se la mia predicazione deve rimanere anch’essa viva.
8. Come combatti per mantenere l’equilibrio fra la preparazione della predicazione con altre responsabilità (come la cura pastorale, le responsabilità di leadership, ecc.)?
Io cerco di attenermi ad una certa ruotine per quanto possibile. Dedico certe mattine alla preparazione, i pomeriggi e sere per gli incontri con le persone e comitati e così via. Preparo i sermoni a casa e mantengo uno studio separato per l’amministrazione e gli appuntamenti nel locale della chiesa, e questo mi aiuta.
9. Quali libri sulla predicazione o predicatori stessi sono stati i più influenti sulla tua predicazione?
Io credo nella predicazione di John Stott che fu il primo che ho letto in materia, e lo consulto spesso. John Stott, Dick Lucas, Roy Clements e Jonathan Fletcher erano modelli influenti quando ho cominciato a predicare.
10. Quali passi fai per crescere e incoraggiare i predicatori futuri o in via di sviluppo?
Abbiamo diversi “apprendisti” che fanno parte del nostro staff e che stanno valutando la possibilità di diventare servitori a pieno tempo nel futuro. Conduco anche un corso sulla predicazione in chiesa. Invito gli uomini più giovani che forse hanno le potenzialità di diventare predicatori ad aggregarsi a me per sei sessioni all’anno (nell’arco di due anni). Gli diamo delle opportunità di predicare in una chiesa locale, e loro ed io discutiamo il loro sermone prima e dopo la predicazione.