Il credente e la Parola

Come interpretare e applicare le Parabole

“Le Parabole: ne avete afferrato il senso?”

Quest’articolo estratto dal libro “Come aprire le porte a una lettura informata della Bibbia” di G. Fee e D. Stuart. Appare qui per gentile concessione di Edizioni Patmos.

Quale funzione hanno le parabole?

Il miglior modo di scoprire cosa siano le parabole sta nel capire la loro funzione…. Le storie paraboliche fungono da strumento per suscitare una reazione da parte dell’ascoltatore. Per parafrasare le parole di Marshall McLuhan: la parabola in sé è il messaggio. Viene raccontata per rivolgersi agli ascoltatori e attirare la loro attenzione, per costringerli all’ammissione delle loro azioni, oppure per provocare una qualche reazione di fronte a Gesù ed al suo ministero.

Esse furono raccontate a voce e, proprio per questo, possiamo essere certi che la maggior parte degli ascoltatori aveva modo di cogliere immediatamente quei punti di riferimento che li obbligavano ad afferrarne il senso e/o di sentirsi coinvolti. Per noi, invece, le parabole sono scritte e, quindi, non sempre esercitano su di noi la stessa funzione che avevano con i primi ascoltatori. Tuttavia, attraverso l’interpretazione, possiamo arrivare a comprendere cose che recepivano i primi ascoltatori o, per lo meno, ciò che noi stessi avremmo colto se fossimo stati presenti. Questo è quanto dobbiamo fare nell’esegesi. Il compito ermeneutico, però, va ben oltre: come fare a riscoprire il ‘punto cruciale’ delle parabole nei nostri tempi e nelle nostre situazioni di vita?

Il primo compito: l’esegesi delle parabole

Alla scoperta dei punti di riferimento

Le due cose che…catturavano gli ascoltatori delle parabole di Gesù [erano]: la loro conoscenza dei punti di riferimento comuni e la svolta inaspettata della storia. La chiave di tutto consiste proprio in quei punti di riferimento con i quali ognuno identifica ciò che viene raccontato. se perdiamo questi punti di riferimento comuni, perdiamo anche l’efficacia e la forza di ciò che Gesù ha detto.

Gesù e discepoli

Per illustrare meglio cosa intendiamo con i ‘punti di riferimento’, prendiamo una parabola di Gesù riportata nel suo contesto originale completo: Luca 7:40-42 – i due debitori. Qui Gesù è stato invitato a pranzo da un fariseo di nome Simone. Ma l’invito non doveva essere considerato come quello in onore di un famoso rabbino. Il fatto che a Gesù non fosse stata riservata neanche l’ospitalità comune del tempo, doveva sicuramente servire ad umiliarLo. Quando poi la prostituta del paese si fa vedere alla presenza degli ospiti e compie un gesto spregiudicato davanti a Gesù lavandoGli i piedi con le lacrime e asciugandoli con i suoi capelli, i sospetti dei farisei ricevono una clamorosa conferma. Gesù non poteva essere un profeta se non condannava duramente questa sorta di umiliazione pubblica.

Conoscendo i loro pensieri, Gesù racconta al padrone di casa una storia semplice. Due uomini dovevano del denaro ad uno che prestava soldi. Uno doveva cinquecento denari (il denario era la paga di una giornata); l’altro ne doveva cinquanta. Nessuno dei due poteva pagare, per cui egli cancellò il debito ad entrambi. Il nocciolo era: chi pensi che avrebbe risposto al creditore con la più grande espressione di amore?

Questa storia non richiedeva alcuna interpretazione, ma Gesù volle imprimere fino in fondo questa lezione nella coscienza dei suoi ascoltatori. Ci sono tre i punti di riferimento: il creditore e i due debitori.

Bibbia

L’identificazione dei personaggi è immediata. Dio rappresenta il creditore; la prostituta del paese e Simone sono come i due debitori. La parabola porta in sé un giudizio che esige una reazione da parte di Simone. Il significato della storia non poteva proprio sfuggirgli. Alla fine del racconto, è come se avesse ricevuto una doccia fredda, perché tale è la forza della parabola. Il morale della storia va ricercato nel tipo di reazione che essa intende suscitare. In questa parabola, può essere un giudizio su Simone e i suoi amici come anche una parola di accoglienza e di perdono per la donna.

Identificare l’uditorio

Nell’illustrazione precedente abbiamo sottolineato l’importanza di identificare l’uditorio, in quanto il significato della parabola ha a che fare con il modo in cui poteva essere recepita all’origine. Nel caso di molte parabole, l’uditorio è facilmente identificabile nei racconti evangelici. In tali circostanze, il compito dell’interpretazione comporta una combinazione di tre aspetti:

1. fermarsi all’ascolto della parabola più e più volte;

2. identificare i punti di riferimento che intendeva Gesù, gli stessi che avrebbero colto gli uditori originali;

3. cercare di determinare in che modo gli ascoltatori originali si sarebbero identificati con la storia, quindi che cosa avrebbero effettivamente udito.

Applichiamo questo esercizio [alla parabola del] il buon samaritano (Luca 10:25-37)…. La storia viene raccontata ad un esperto legale il quale, volendosi giustificare, come riporta Luca, aveva chiesto: “E chi è il mio prossimo?”.

Leggendo la parabola più e più volte, noterete che essa non risponde alla domanda nella forma in cui era stata posta. Ma, in modo più efficace, mette in luce la compiacenza farisaica dell’avvocato.

Egli sa che cosa dice la Legge per quanto riguarda l’amore del prossimo come di sé stessi, ed è ben disposto a definire il ‘prossimo’ nei termini che dimostrerebbero la sua pia ubbidienza alla Legge. Ci sono in realtà solo due punti di riferimento nella storia: l’uomo nel fosso e il samaritano, anche se gli altri dettagli nella parabola servissero solo ad intensificarne l’effetto. Bisogna notare specificamente due cose: (1) I due uomini che passano dall’altra parte sono della classe sacerdotale, un sacerdote e un levita, in contrasto con i rabbini ed i farisei, quali esperti della Legge. (2) La carità fatta verso i poveri era il grosso vanto dei farisei. Era così che essi amavano il prossimo come sé stessi.

Notiamo, allora, in che modo il dottore della legge sta per essere preso in trappola. Un uomo cade nelle mani dei malviventi lungo la strada che scende da Gerusalemme a Gerico, un accaduto abbastanza comune. I due personaggi sacerdotali sono i primi a passare e vanno dall’altra parte. La storia viene raccontata dal punto di vista di chi si trova nel fosso e, a questo punto, è il dottore della legge che aspetta di trovarsi nel giusto. “È chiaro”, avrà pensato fra sé, “cos’altro ci si potrebbe aspettare dai preti? Il prossimo a passare sarà un fariseo; lui si mostrerà altruista e aiuterà il povero disgraziato”. Arriva, invece, un samaritano! Se vogliamo cogliere quello che recepì il dottore della legge, dobbiamo prendere coscienza di quanto fossero odiosi e disprezzabili i samaritani per i farisei, tanto che, alla fine della storia, il dottore della legge non arriva neanche a pronunciare la parola “samaritano”.

Vedete che cosa ha fatto Gesù a quest’uomo? Il secondo gran comandamento è amare il prossimo come sé stessi. Il dottore della legge seguiva dei dettagliati e precisi ragionamenti che gli permettevano di amare entro certi limiti. Gesù non fa altro che smascherare il pregiudizio e l’odio del suo cuore, quindi la sua reale mancanza di ubbidienza al comandamento. “Prossimo” non può essere più definito in termini circoscritti. La sua mancanza di amore non sta nel fatto che non avrà aiutato l’uomo nel fosso, ma che egli odia i samaritani (e disprezza i sacerdoti). Effettivamente, la parabola va ben oltre una risposta alla domanda, la elimina….

Il secondo compito: l’ermeneutica delle parabole

Il compito ermeneutico posto dalle parabole è singolare, per il semplice fatto che, quando esse furono pronunciate all’origine, raramente c’era bisogno di una interpretazione. Si presentavano agli ascoltatori con una immediatezza tale che il loro effetto era in parte quello di poter coinvolgere l’ascoltatore.

Studiare

Tuttavia, esse giungono a noi in forma scritta e richiedono di essere interpretate, proprio perché a noi manca la capacità di cogliere con immediatezza dei punti di riferimento che gli ascoltatori originali, invece, possedevano. Cosa dobbiamo fare dunque? Suggeriamo due cose.

1. Il loro contesto biblico attuale

Bibbia

Come sempre, con le parabole preoccupiamoci fondamentalmente dei loro contesti biblici attuali. Le parabole si trovano in un contesto scritto: attraverso il processo esegetico appena descritto possiamo scoprire il loro significato profondo, con una precisione di alto livello. Ciò che dobbiamo fare è ciò che Matteo ha fatto (18:10-14; 20:1-16): ricondurre quel significato profondo nel nostro contesto.

Per quanto riguarda le parabole-racconto, si può addirittura tentare di riformulare la storia in modo che, con nuovi elementi di riferimento, i propri ascoltatori sentiranno la rabbia o la gioia che avevano provato i destinatari originali. La proposta della versione del buon samaritano riportata di seguito non la proponiamo come se fosse ispirata! Ma ci auguriamo che possa ben illustrare una possibilità ermeneutica. Come uditorio, si presuppone una congregazione americana tipica, ben vestita, medio-borghese e protestante.

Una domenica mattina, una famiglia dall’aria trasandata si trovò in panne bloccata lungo la strada principale. I componenti della famiglia apparivano stremati: la madre se ne stava seduta su una valigetta malandata con lo sguardo vitreo fisso nel vuoto, i capelli scompigliati e gli abiti in disordine. Teneva tra le braccia una creaturina che strillava anch’essa trasandata e poco vestita. Il padre, intanto, in tuta da lavoro, dal volto non rasato e dallo sguardo visibilmente disperato, cercava di tenere a bada i due ragazzini sul ciglio della strada.

Accanto a loro, immobile, la vecchia auto non era sicuramente più in grado di rimettersi in moto. Intanto, un’automobile stava arrivando nella loro stessa direzione. Un vescovo locale era diretto ad una celebrazione importante e, sebbene il padre di famiglia agitasse freneticamente il braccio per farsi notare, egli pensò che non poteva di certo far aspettare la sua congregazione, per cui fece come se non avesse visto nulla.

Fu la volta di un’altra macchina: di nuovo, il padre cercò disperatamente di attirare l’attenzione. Questa macchina era guidata dal presidente del Rotary Club locale, il quale era in ritardo per una conferenza nazionale di Presidenti Rotary in una città vicina.
Anch’egli fece come se non avesse visto niente e tenne gli occhi fissi sulla strada davanti a sé.

La macchina successiva era guidata da una persona del posto, un politico ateo dell’estrema sinistra, il quale non era mai stata in chiesa in vita sua. Quando vide lo stato angoscioso della famiglia, la fece salire sulla sua macchina. Dopo aver chiesto di cosa avessero bisogno, li portò ad una pensione locale, pagò loro vitto e alloggio per una settimana, affinché il padre potesse cercarsi un lavoro. Pagò il necessario perché il padre potesse noleggiare un’auto per andare in cerca di un lavoro e lasciò alla madre denaro per il cibo e dei vestiti nuovi.

Uno degli autori di questo libro provò una volta a raccontare questa versione della parabola. La reazione scioccata e infuriata rese lampante il fatto che i suoi ascoltatori l’avevano veramente ‘sentita’ per la prima volta in vita loro. Noterete quanto corrisponda al contesto originale questa versione moderna: il protestante evangelico stava pensando: “È logico”, riferendosi al vescovo e al presidente dei Rotary. Ma, certamente, il prossimo a farsi avanti sarebbe stato uno dei suoi, un credente evangelico. Dopo tutto, abbiamo sempre parlato del buon samaritano come se i samaritani fossero le persone più rispettabili del mondo. Non c’è, tuttavia, cosa più offensiva per la persona che frequenta assiduamente la chiesa del lodare le azioni di un ateo comunista; ed era questo il problema del dottore della legge al primo racconto della storia.

Bibbia

Questa versione potrebbe sembrare un po’ forte per alcuni; insistiamo, perciò, affinché verifichiate di aver fatto la vostra esegesi con molta cura prima di provarci. La nostra esperienza ci dimostra, comunque, che siamo un po’ tutti montati; raccontare nuovamente alcune parabole di Gesù potrebbe aiutarci a vedere per la prima volta la nostra mancanza di perdono (Matteo 18:23-35), la nostra rabbia di fronte alla grazia di Dio, quando vorremmo che Egli fosse ‘equo’ (Matteo 20:1-16), oppure il nostro vantarci di essere in Cristo, rispetto a quei “ragazzacci” (Luca 18:9-14).

Non sapevamo se ridere o piangere quando ci venne raccontata la storia di una monitrice di una scuola domenicale la quale, dopo un’ora di catechesi eccellente su quest’ultima parabola, durante la quale aveva spiegato abbondantemente gli abusi del fariseismo, concluse in tutta serietà con la preghiera: “Ti ringrazio, Signore, che non siamo come il fariseo in questa storia!”. E abbiamo dovuto fare uno sforzo per non ridere troppo forte, per paura che la nostra risata potesse voler dire: “Grazie, Signore, che non siamo come quella monitrice di scuola domenicale”!

2. Capire il significato del regno di Dio nel ministero di Gesù

L’altro nostro suggerimento ermeneutico si ricollega al fatto che tutte le parabole di Gesù sono in qualche modo mezzi per la proclamazione del regno. È dunque necessario immergersi nel significato del regno nel ministero di Gesù….

Il messaggio urgente del regno, presente e da essere presto compiuto, è ancora necessario ai nostri giorni. Coloro i quali cercano di rendere solida la loro vita accumulando beni materiali hanno urgente bisogno di udire la parola del giudizio imminente, mentre i perduti hanno bisogno disperato di ascoltare la Buona Notizia. Come si espresse eloquentemente Joachim Jeremias:

L’ora dell’adempimento è giunta; ecco la nota dominante. L’uomo forte viene disarmato, le potenze del male devono cedere, il medico è andato dai malati, i lebbrosi sono stati purificati, il pesante fardello della colpa viene tolto via, la pecora perduta viene riportata a casa, la porta della casa del Padre è aperta, i poveri e i mendicanti vengono invitati al banchetto; un padrone, la cui bontà è immeritata, paga i salari in pieno, una gran gioia riempie tutti i cuori. L’anno di grazia, ‘accettevole’ a Dio, è arrivato: è infatti apparso Colui la cui maestà velata splende attraverso ogni parola e ogni parabola – il Salvatore.

(Citazione di Joachim Jeremias presa dal libro: Rediscovering the Parables, New York: Scribner 1966, p. 181; traduzione in italiano: Le parabole di Gesù, Paideia Editrice, 1973).


NB: MissionePerTe consiglia la visione di questo filmato del Pastore Pietro Ciavarella di www.solascrittura.it.