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“Sii intrepida!” Che cosa abbiamo imparato dalla pandemia Covid?

Noi tutti siamo chiamati a soffrire ed anche a servire. Gesù non smise di servire quando fu rigettato, preso in giro, inchiodato, ed ucciso. L’apostolo Paolo e la sua squadra di fondatori di chiese furono “tribolati, perplessi, perseguitati, atterrati” (2 Corinzi 4:8-9) ma hanno conclusero che: “portiamo sempre nel nostro corpo la morte di Gesù, perché anche la vita di Gesù si manifesti nel nostro corpo” (2 Corinzi 4:10). 

“Manifestare Gesù nel nostro corpo” sofferente è la chiamata ma non è certamente facile. Così, abbiamo pensato di chiedere a diversi leader evangelici che cosa abbiano imparato sul ministero durante la pandemia Covid.

Oggi parliamo con il fratello, Eduardo Mondola, dopo un anno di pandemia e restrizioni:


1.      Grazie di essere disposto ad essere intervistato. Come vorresti presentarti?

Mi chiamo Eduardo Mondola e sono un fondatore di chiese. Insieme con mia moglie abbiamo fondato una chiesa nella città di Latina nel 2007 ed ora ne curiamo anche una nella città di Fondi. Da 3 anni supervisiono anche altre 3 chiese nel Lazio e questo ha portato il mio lavoro ministeriale a concentrarmi di più sulla formazione di giovani nel ministero per permettere alla chiese di crescere e di riprodursi. 

2.      Che cosa ti ha insegnato questa situazione circa il carattere di Dio?

Questa situazione di pandemia ha sicuramente potuto evidenziare tutto l’amore che il Signore continua a nutrire e versare sulla Sua chiesa e sulle Sue creature. La paura e l’incertezza diffusa hanno permesso a molti cuori di essere più sensibili alle tematiche della sofferenza e della fugacità della vita. In questo contesto Dio non ha fatto mancare la consolazione ai Suoi figli sofferenti ma ha anche permesso al messaggio dell’Evangelo di essere più ascoltato. Ho potuto vedere come Dio ha molta più fretta e urgenza di noi nel cercare di raggiungere le anime perdute e questo perché, chiaramente, a morire per i perduti è stato Suo Figlio Gesù. In mezzo alla sofferenza, Dio ha potuto far brillare la Sua luce attraverso molti figli Suoi che hanno saputo comprendere il Suo cuore verso i perduti.

3.      Quali aspetti positivi e forse negativi hai notato nei credenti in questo periodo?

Tra gli aspetti positivi, come ho detto prima, ho visto una parte della Chiesa che ha saputo riprodurre la capacità di Dio di trarre del bene dal male. Una Chiesa che nel bel mezzo delle tenebre ha deciso di brillare ancora di più attraverso il mettersi a disposizioni con azioni concrete verso i bisognosi: alcuni hanno messo le chiese, chiuse per i lockdown, a disposizioni delle autorità locali per fungere da dormitori, centri di primo soccorso, punti di distribuzione di alimenti o dispositivi medici. La gente ha visto e questa cosa è stata apprezzata e ha portato molte nuove anime a comprendere l’amore di Dio in contrasto con il mondo perduto che ha adottato il “si salvi chi può”.

Alcuni hanno messo le chiese a disposizione delle autorità locali… Questa cosa è stata apprezzata e ha portato molte nuove anime a comprendere l’amore di Dio.

Gli aspetti negativi riguardano invece quella parte di chiesa il cui vivere il Signore è tutt’ora relegato alla celebrazione di culti e conferenze. Venendo a mancare la possibilità di vivere “questa spiritualità” si sono chiuse in se stesse, vivendo gli incontri su piattaforme virtuali aspettando che la pandemia passi.

In questa situazione ho potuto vedere come lo Spirito di Dio ha continuato a spingere operai nella messe: quando i Saul hanno avuto paura, molti Davide sono scesi in campo.

4.      In quale maniera tu (o la tua famiglia, la tua congregazione, ecc.) hai/avete sofferto personalmente in questo periodo?

Posso reputarmi grandemente benedetto in quanto non abbiamo avuto particolari sofferenze. Come genitori di tre figlie, 14, 10 e 6 anni abbiamo affrontato soprattutto le sofferenze della loro età accompagnandole a vivere questi momenti nel migliore dei modi. Anche quando tutte e tre hanno avuto il Covid (io e mia moglie non ci siamo mai contagiati) abbiamo cercato di vivere con serenità imparando a riconoscere la mano di Dio in ogni circostanza.

La Chiesa non è mai stata chiusa perché abbiamo scelto la via della perseveranza e della resistenza. La cosa bella è che il sogno che avevamo fin dall’inizio della fondazione della chiesa di Latina, si è concretizzato proprio in piena pandemia: abbiamo potuto comprare un grande locale per le attività della Chiesa.

5.      Come ti ha fatto crescere questo periodo?

Questo periodo mi ha aiutato a crescere nella promozione di alcuni valori quali: la responsabilità verso un mondo perduto e verso la famiglia di Dio. Il mondo perduto aveva bisogno di vedere la luce di una chiesa attiva, che si spendeva per i bisognosi annunciando l’Evangelo con gesti pratici. La Chiesa aveva bisogno di vedere guide che non avevano paura, che non perdevano la speranza e che sapevano guidare confidando in Dio. Vedere la Chiesa locale rispondere in maniera attiva e unita è qualcosa che ha fatto davvero bene al cuore. Sono grato a Dio per ogni mio fratello e sorella in Cristo.

6.      Se potessi cambiare una cosa nella tua vita o nel tuo ministero in questo ultimo periodo, cosa cambieresti?

Oggi posso dire di essermi incamminato verso un certo equilibrio e per quanto detto prima sono sereno e felice per essere riuscito a conseguire quegli obiettivi che avevo come ministro e come guida. Più che “cambiare” qualcosa vorrei “crescere” in tante cose per poter raggiungere più anime perdute e essere più efficace nell’equipaggiare gli altri.

7.      Quali sono alcuni cambiamenti durevoli che vedi come risultati (negativi o positivi) sul futuro della chiesa e dei credenti?

Come cambiamento durevole vedo la scoperta delle “videoconferenze” e l’utilizzo dei mezzi multimediali come dotazione sempre più utilizzata nella chiesa. Ora, se questo possa essere positivo o negativo, lo deciderà chi se ne servirà. Mai e poi mai la “comunione virtuale” potrà e dovrà sostituire quella dal vivo e la mia paura è che molti hanno scoperto la comodità di partecipare alla vita di chiesa comodamente dalla propria abitazione. La vita di chiesa è nata nel “pericolo di incontrarsi” qualsiasi esso sia e mai dovremmo “trascurare la comune radunanza” per dirla alla Diodati maniera. Sì alla “formazione” a distanza, sì ai “meeting organizzativi” ma no a culti o incontri di preghiera virtuali.

8.      C’è un’ultima parola di sfida o incoraggiamento che vuoi lasciarci?

Oggi la chiesa è chiamata a vincere le distanze sociali e la grande distrazione di massa. Sempre di più dobbiamo chiedere a Dio di renderci efficaci come Gesù, lasciandoci guidare dallo Spirito Santo trovando le chiavi giuste per giungere ai cuori di persone sempre più diffidenti e sempre più indaffarate. Ma noi dobbiamo ricordare che i bisogni dell’uomo non sono cambiati e che quel “vuoto a forma di Dio” è ancora presente; è solo più nascosto ma ha ancora necessità di essere riempito dall’amore di Dio. La sfida che lancio è:

Chiesa…sii intrepida e più forte della migliore tua scusa!


Ecco la risposta del fratello Eduardo Mondola alla pandemia Covid. Come risponderai tu alle sofferenze – grandi e piccoli – nella tua vita e nel tuo ministero?

Eduardo Mondola ha anche scritto vari post tratti dal suo libro “Le 4 croci del Golgota”.