Giovani

Sviluppare un ministero fra i giovani che dura

Quest’articolo scritto da Jim Burns è un estratto dal libro “The Youth Builder: Today’s Resource for Relational Youth Ministry” di Jim Burns, Mike Devries, e Doug Field (in inglese da Gospel Light, 2002) ed è usato con il permesso del sito www.pastors.com (in inglese).

Giovane preoccupata

Sembra che dobbiamo affrontare con un compito che va aldilà della nostra sfera di influenza – aiutare i giovani a navigare i mari di questa cultura attuale. Gli Israeliti scelsero di indietreggiare dalla battaglia, sperando che l’aiuto venisse. Davide, invece, ebbe un altro piano. Con l’aiuto di Dio, seppe che non esisteva niente che poteva impedire la vittoria – neanche Golia. Noi abbiamo la stessa scelta. Sceglieremo di guardare, sperando che verrà l’aiuto? O faremo nostro l’atteggiamento di Davide nel dire, “È così grande, che non posso mancarlo!”

Noi che lavoriamo con i giovani, abbiamo un vantaggio. C’è qualcosa che non possediamo, che la cultura corrente non può sconfiggere.

Non si trova nei nostri programmi. La nostra programmazione non affascinerà i giovani di questa cultura. Possono rimanere a casa e guardare i programmi televisivi che sono cento volte meglio. Tuttavia, mentre la nostra società continua ad avanzare e spesso diventa sempre più impersonale, la chiesa può soddisfare i bisogni della cultura giovanile attuale.

Il nostro vantaggio si trova nei rapporti che possiamo costruire con i giovani. Quelli che seguono sono gli ingredienti essenziali per noi nello sviluppare rapporti che trasformino le loro vite ed assistere i giovani nello scegliere la rotta giusta al giorno di oggi. Noi possiamo fare la differenza.

Accettazione

I giovani oggigiorno si chiedono: Chi sono io? Chi voglio essere? Al centro di queste domande c’è il desiderio di essere accettati. Sono bombardati da messaggi che dicono loro che valore e accettazione sono dati in modo condizionale – che hai valore se…, e sei accettato se…. Niente può essere più lontano dalla verità. Uno dei doni più grandi che possiamo mai dare ai giovani è il dono di accettazione amorevole, incondizionato.

L’amore di Dio è basato su chi siamo e non quello che facciamo. La Sua accettazione è basata puramente sul fatto che siamo la Sua creazione preziosa – niente più, niente meno. Quando comunichiamo questo tipo di accettazione, stiamo comunicando l’amore incondizionato che Gesù ha per i nostri giovani.

L’accettazione si mostra nel ricordare i nomi.

L’accettazione si mostra con un sorriso e una parola d’incoraggiamento.

L’accettazione si mostra quando si ricorda di una richiesta di preghiera, si prega per essa, e si cura abbastanza di richiedere un aggiornamento da quel giovane.

L’accettazione si mostra nel prendere del tempo ed essere disposto ad ascoltare a un giovane che condivide onestamente ciò che sente nel suo cuore.

L’accettazione si mostra nel dare valore ad un giovane che forse non ha mai visto il valore che ha agli occhi di Dio.

Il nostro ministero fra i giovani dovrebbe creare un’atmosfera di onestà e trasparenza, dove anche i dubbi sono accettati. Facciamo spesso l’errore di costringere i ragazzi a conformarsi e di non rispettare il loro scetticismo. Accettare, senza essere d’accordo, lo scetticismo dei giovani può essere uno strumento evangelistico molto positivo.

Esortazione

I giovani sono affamati di esortazione ed incoraggiamento. In verità, lo siamo tutti. Spesso andiamo su e giù a seconda del modo come siamo stati incoraggiati. Ma come appare l’esortazione? Come possiamo dare ai nostri giovani il tipo di esortazione che altera la vita invece di dargli solo un incoraggiamento momentaneo?

Giovane seria

Se il contenuto principale della nostra esortazione è basato sulle cose compiute e sulle apparenze, è possibile che correremo un grave pericolo. La nostra esortazione è basata spesso sull’apparenza dei ragazzi, su quanto sono bravi sul campo, o sui loro voti. Ma che succede se non fanno il gol vincente? Che succede se non sono fisicamente paragonabili agli altri intorno a loro? Che succede se non ce la fanno a superare l’esame? Il loro valore ha a che fare con queste cose? Stiamo collegando involontariamente il loro valore per Dio e per noi alle cose temporanee? Ci sarà sempre qualcuno più bello, qualcuno con dei voti migliori, o qualcuno che è più capace come atleta. Che cosa facciamo allora?

La vera esortazione è vedere ciò che Dio vede, vedere ciò che Egli sta facendo nelle loro vite ed esprimere questo a loro. L’arte dell’esortazione è scoprire quando i nostri giovani fanno una cosa giusta e festeggiare assieme a loro. È la ricerca di quelle opportunità di affermare carattere e crescita in Cristo. È la ricerca delle opportunità di far notare ai giovani ciò che Dio sta facendo e in che modo li sta modellando. È l’affermazione della trasformazione eterna nelle loro vite.

Ogni anno, quelli che si occupano del ministero fra i giovani nella nostra chiesa hanno l’opportunità di fare da responsabili per la cena e il ballo di fine anno per un liceo nella nostra zona. Io (Mike) ricordo che stavo al ballo quando ho visto Chris, uno dei ragazzi del mio gruppo di discepolato. Mi ricordo come l’ho osservato tutta la serata – come egli ha trattato la ragazza con cui è uscito, come ha preso cura di lei al ballo, come l’ha onorata nelle cose piccole che ha fatto.

Due giorni dopo, durante il nostro incontro di domenica mattina, ho esortato Chris: “Chris, all’uscita di fine anno eri un vero gentiluomo ed un esempio di come Gesù avrebbe trattato Giulia. Il modo in cui tu l’hai trattata le ha mostrato quanto Dio la onora e la ama. Sono fiero di te. Sarei onorato se uno come te chiedesse ad una delle mie figlie di uscire. Sarei incredibilmente tranquillo di avere uno come te che esce con una di loro.”

L’esortazione è vedere ciò che Dio vede e ciò che Egli sta facendo nella vita dei nostri giovani. È vedere in che modo Egli li sta sviluppando e trasformando ed esprimere questo a loro. Dobbiamo esortare i nostri ragazzi – pubblicamente, privatamente e perpetuamente!

Attenzione

I giovani sono disperati per l’attenzione, per chiunque faccia casa a loro. Quando facciamo attenzione ai giovani, gli regaliamo valore e significato. Per dare ai giovani la nostra attenzione vuol dire dargli del tempo e del contatto.

L’amore si scrive T-E-M-P-O. La tua semplice presenza nella vita dei tuoi giovani gli comunica cura e interesse….

Quando passiamo del tempo con i giovani, è simile a fare un versamento nel loro conto in banca. Più tempo trascorriamo con loro, più aumenta il loro conto in banca. Arriverà un momento in cui avremo bisogno di fare un prelievo da quel conto – condividendo una verità difficile da accettare, dicendo una cosa dura, sfidando un ragazzo su dove sta andando con la sua vita o nel suo cammino con Gesù.

È in quel momento che possiamo fare un prelievo da quel conto. Tuttavia, se non abbiamo mai investito nulla, non c’è nessuna base con cui servire.

Coppia

Dobbiamo anche “avere contatto” con i giovani – un modo relazionale e anche con il tocco fisico appropriato. Il “contatto” relazionale avviene quando prendiamo tempo per fare le cose piccole, le cose di cui i giovani si ricordano. Telefonate, biglietti, e email sono tutti modi di stare “collegato” in modo relazionale con i giovani. Qualsiasi cosa che mostri interesse personale nella vita di un ragazzo gli comunica valore e lo “tocca”.

C’è anche bisogno di tocco fisico appropriato nel nostro ministero fra i giovani. Il tocco, come una stretta di mano, un “dammi il cinque”, o un abbraccio appropriato comunicano amore o interesse per i quali i giovani sono disperati.

Linda era una ragazza grassottella, impopolare, e melanconica nel quarto anno di liceo che rimaneva al margine del nostro gruppo giovani. Era silenziosa, timorosa, e chiusa, e la sua vita famigliare era molto meno che ideale. Un giorno mi sono avvicinato a lei e le ho detto quanto apprezzavo la sua presenza nel gruppo giovani. Ho percepito dalla sua risposta che era appropriato abbracciarla. È stato un abbraccio un po’ goffo ma è stato tuttavia un abbraccio.

Ad una cena per gli studenti appena diplomati un anno e mezzo dopo, stavamo raccontando degli eventi che erano stati importanti per il gruppo giovani. Linda si è alzata e, con lacrime negli occhi, ha condiviso con il gruppo che il momento in cui lei si era sentita più amata era stato quando l’avevo abbracciata. Francamente, avevo dimenticato completamente quell’esperienza fin quando lei non l’ha menzionata.

Ciò di cui i nostri giovani hanno bisogno veramente da noi è una sfida spirituale. Hanno bisogno che noi siamo persone incoraggianti, consiglieri, e guide lungo il loro cammino spirituale. Ciò di cui hanno bisogno per rendere il loro cammino un successo sono guide spirituali che stiano anche loro cercando Dio. Sarà dal traboccare delle nostre vite che saremo capaci di servire i giovani. È il risultato di essere collegati a loro, di passare del tempo necessario per costruire rapporti con loro. È il risultato del prendere l’opportunità di influenzare le loro vite mentre camminiamo insieme; sfidandoli nelle aree laddove hanno bisogno di diventare più simili a Cristo. È dire, “Ti accompagnerò nel tuo cammino, perché ti voglio bene e perché credo in tutto ciò che Dio ha in mente per te!”

A noi spetta la scelta. Possiamo indietreggiare come gli Israeliti davanti al loro nemico, Golia, e dire, “È troppo grande. Non posso vincere.” Oppure, possiamo mostrare che abbiamo il cuore come quello di Davide, dicendo, “È così grande che non posso mancarlo!” Possiamo davvero fare una differenza nelle vite dei nostri giovani.