L’evangelizzazione:
Sviluppate la vostra strategia
Estratto dall’undicesimo capitolo del nuovissimo libro “La chiesa condotta da propositi” di Rick Warren e pubblicato in Italiano dalla casa editrice Publielim (ordini@publielim.org). È un libro fantastico per ogni leader di chiesa e fondatore di chiese.
Traduzione di Luciana Comastri. Per gentile concessione.
“Con i deboli mi sono fatto debole, per guadagnare i deboli; mi sono fatto ogni cosa a tutti, per salvarne ad ogni modo alcuni” (1 Corinzi 9:22). “E disse loro: “Venite dietro a me e vi farò pescatori di uomini” (Matteo 4:19).
Mio padre è il miglior pescatore che conosca. Se c’è anche un solo pesce in un lago o in un ruscello, lui lo prende. Questo mi ha sempre stupito. Potevamo essere in dieci a pescare nello stesso lago ed era mio padre a prendere tutti i pesci. Come faceva? Era magia? Dio preferiva lui?
Crescendo ho capito il segreto: mio padre capiva i pesci. Poteva “leggere” un lago e calcolare esattamente dov’erano i pesci; sapeva a che ora del giorno a loro piaceva mangiare; sapeva che tipo di esca o richiamo usare secondo il tipo di pesce; sapeva quando cambiare l’esca se mutava la temperatura; sembrava che sapesse anche a quale profondità doveva lanciare. Rendeva più facile ed attraente per i pesci ingoiare l’amo – infatti abboccavano! Prendeva i pesci alle loro condizioni.
Io invece non ho mai avuto una strategia andando a pescare. Mi sistemavo ovunque nel lago sperando che qualcosa abboccasse. I pesci raramente sceglievano il mio amo, perché il mio atteggiamento era “o così o niente”.
M’interessava di più godermi una giornata all’aria aperta piuttosto che prendere pesci. Mentre mio padre strisciava nei cespugli o si bagnava fino ai fianchi per arrivare dove erano i pesci, i miei luoghi di pesca erano solitamente determinati dalla mia comodità. Non avevo una strategia, ed i miei risultati lo dimostravano.
Disgraziatamente, molte chiese hanno lo stesso atteggiamento apatico verso la pesca di uomini e donne. Non prendono tempo per capire le persone che vogliono raggiungere e non hanno una strategia.
Vogliono vincere persone a Cristo a condizione che ci si riesca comodamente.
Il segreto dell’evangelizzazione efficace non è condividere solo il messaggio di Cristo, ma seguire la metodologia di Cristo. Io credo che Gesù ci abbia lasciato non solo cosa dire, ma anche come condividerlo.
Aveva una strategia. Ha modellato principi eterni per l’evangelizzazione, che funzionano ancora oggi se li applichiamo.
Matteo 10 e Luca 10 sono due capitoli rivelatori della strategia di Gesù per l’evangelizzazione mirata. Prima che Gesù mandasse i suoi discepoli ad evangelizzare, diede loro specifiche istruzioni riguardo alle persone con cui dovevano trascorrere il loro tempo, chi dovevano ignorare, cosa dovevano dire e come dovevano farlo. Non c’è spazio in questo capitolo per un’esposizione dettagliata di tutte le istruzioni che diede Gesù. Invece, voglio individuare cinque strategie di pesca per l’evangelizzazione che si trovano nelle istruzioni che Gesù diede ai discepoli. Noi abbiamo costruito la strategia evangelistica di Saddleback [cioè la chiesa cristiana evangelica di Saddleback, California, Usa] attorno a questi cinque principi.
Cercate di conoscere il tipo di pesce che volete pescare
Il tipo di pesce che volete prendere determinerà ogni parte della vostra strategia. Pescare spigole, pesci gatto o salmoni richiede equipaggiamenti, esche e tempi diversi. Non si prende un marlin nella stessa maniera in cui si prende una trota. Non esiste l’approccio “taglia unica” alla pesca. Ogni pesce richiede una strategia diversa.
Lo stesso vale per la pesca di uomini – conoscere il pesce da pescare aiuta.
Quando Gesù inviò i suoi discepoli per la prima campagna evangelistica, definì l’obiettivo in modo specifico: dovevano concentrarsi sui loro connazionali.
“Questi sono i dodici che Gesù mandò, dando loro queste istruzioni: “Non andate tra i pagani e non entrate in nessuna città dei samaritani, ma andate piuttosto verso le pecore perdute della casa d’Israele”.
Possono esserci state molte ragioni per cui Gesù restrinse l’obiettivo, ma una cosa è certa: indicò il tipo di persone che i discepoli avrebbero raggiunto con più facilità – persone simili a loro. Gesù non aveva pregiudizi, aveva una strategia. Come ho menzionato nel capitolo 9, Gesù definì l’obiettivo dei discepoli per renderli efficaci, non esclusivisti.
Andate dove il pesce abbocca
È uno spreco di tempo pescare in un posto dove i pesci non abboccano. I pescatori saggi si spostano. Capiscono che i pesci si nutrono in luoghi e tempi diversi nella giornata. Poi non sempre hanno fame.
Questo è il principio della ricettività che ho spiegato nell’ultimo capitolo. In certi periodi piuttosto che in altri i non credenti rispondono di più alle verità spirituali. Questa ricettività spesso è di breve durata, ecco perché Gesù disse di andare dove le persone avrebbero ascoltato.
Avvantaggiatevi dei cuori ricettivi che lo Spirito Santo prepara.
Notate le istruzioni di Gesù in Matteo 10:14: “Se qualcuno non vi riceve né ascolta le vostre parole, uscendo da quella casa o da quella città, scuotete la polvere dai vostri piedi”. Questa è un’affermazione molto indicativa che non dovremmo ignorare. Gesù disse ai discepoli che non dovevano rimanere con persone non ricettive. Noi non dobbiamo raccogliere frutti acerbi, ma trovare i frutti maturi e raccoglierli.
Prima di aprire la chiesa di Saddleback, tenni crociate evangelistiche e di risveglio in molte chiese. Spesso il pastore locale ed io trascorrevamo i pomeriggi facendo telefonate evangelistiche. Molte volte i pastori mi portavano lo stesso caso difficile con cui precedenti evangelisti avevano fallito. Era una perdita di tempo.
Potrà essere buona amministrazione continuare a tormentare qualcuno che ha respinto Cristo una dozzina di volte, quando c’è un’intera comunità di persone ricettive che aspettano di ascoltare il vangelo per la prima volta? Io credo che lo Spirito Santo voglia dirigerci verso le persone che ha già preparato ad ascoltare. Gesù ci ha detto di non preoccuparci di coloro che non ci ascoltano. Andatevene e scuotete la polvere dai vostri piedi. La strategia dell’apostolo Paolo era quella di approfittare delle porte aperte e non sprecare tempo bussando a quelle chiuse. Allo stesso modo, noi non dovremmo concentrare i nostri sforzi su coloro che non sono pronti ad ascoltare. Ci sono molte più persone al mondo pronte a ricevere Cristo che credenti pronti a testimoniare.
Imparate a pensare come un pesce
Per prendere i pesci è utile conoscere le loro abitudini, le loro preferenze e le loro abitudini alimentari. Ad alcuni pesci piacciono le acque calme e lente e ad altri piace nuotare in fiumi impetuosi.
Alcuni pesci nuotano sotto il bordo dell’acqua e ad altri piace nascondersi sotto le rocce. Per aver successo nella pesca è necessario avere l’abilità di pensare come un pesce.
Gesù spesso conosceva quello che pensavano i non credenti (vedi Matteo 9:4; 12:25; Marco 2:8; Luca 5:22; 9:47; 11:17). Egli era efficace nel trattare con le persone perché capiva e riusciva a disinnescare le barriere mentali che avevano. Colossesi 4:5 dice: “Comportatevi con saggezza verso quelli di fuori, ricuperando il tempo”. Noi dobbiamo imparare a pensare come i non credenti per conquistarli.
Il problema è che da quanto più tempo si è credenti, tanto meno si riesce a pensare come un non credente. I vostri interessi e valori cambiano. Io sono stato un cristiano per la maggior parte della mia vita quindi penso come un cristiano. Normalmente non penso come un non credente. Peggio ancora, tendo a pensare come un pastore, cioè in modo ancora più lontano dalla mentalità di un non credente. Devo intenzionalmente cambiare marcia mentalmente quando cerco di relazionarmi ad un non cristiano.
Se guardiamo i manifesti della maggior parte delle chiese, è ovvio che sono stati scritti dal punto di vista di un credente, non con la mentalità di una persona non credente. Prendiamo un manifesto che annuncia: “Predichiamo l’infallibile Parola di Dio!” Una simile asserzione certamente non attira i non credenti.
Personalmente io considero l’infallibilità della Scrittura come un credo irrinunciabile, ma i non credenti non capiscono assolutamente questo termine. La terminologia spirituale che è familiare ai cristiani, è solo incomprensibile per i non credenti. Se volete pubblicizzare la vostra chiesa ai non credenti, dovete imparare a pensare e a parlare come loro.
Ho sentito spesso i pastori lamentarsi che oggi più che in passato i non credenti sono resistenti al Vangelo. Secondo me non è affatto vero. Nella maggior parte dei casi la resistenza è dovuta solo alla povertà della comunicazione. Il messaggio semplicemente non arriva. Le chiese devono smettere di dire che le persone sono chiuse al Vangelo e devono iniziare a scoprire come comunicare sulla lunghezza d’onda dei non credenti. Non importa che il nostro messaggio abbia il potere di cambiare la vita, non produrrà nessun risultato se noi lo trasmettiamo in un canale diverso da quello dei non credenti. Come s’impara a pensare come i non credenti? Parlando con loro! Una delle più grandi barriere all’evangelizzazione è che la maggior parte dei credenti trascorrono tutto il loro tempo con altri cristiani. Non hanno amici non credenti. Ma se non si trascorre tempo con loro, non si riuscirà a capire cosa pensano.
Come ho già detto nel capitolo 1, ho avviato Saddleback andando porta a porta per dodici settimane effettuando uno studio sui non credenti della mia area. Sei anni prima avevo letto il libro di Robert Schuller: “La vostra chiesa ha vere possibilità”, che raccontava come era andato da porta a porta nel 1955 chiedendo a centinaia di persone: “Perché non va in chiesa?” e: “Cosa vorrebbe da una chiesa?” Io pensai che questa fosse una grande idea ma sentii che le domande dovevano essere riformulate per gli scettici degli anni ’80. Scrissi nei miei appunti cinque domande che utilizzai per avviare Saddleback:
1. Quale pensa che sia il bisogno più grande di questa zona?
Questa semplice domanda spingeva le persone a parlare con me.
2. State frequentando attivamente una chiesa?
Se rispondevano affermativamente, li ringraziavo e mi spostavo nella casa successiva.
Non mi preoccupavo di porre le altre tre domande perché non volevo alterare la mia inchiesta con le opinioni dei credenti. Notate che io non chiedevo: “Lei è membro di una chiesa?” Molte persone che non hanno messo piede in una chiesa per vent’anni, ancora affermano di essere membri di qualche chiesa.
3. Perché ritiene che molte persone non frequentino una chiesa?
Questa è una domanda meno minacciosa ed offensiva rispetto a: “Perché lei non frequenta una chiesa?” Oggi molte persone risponderebbero a quest’ultima domanda: “Non sono affari tuoi!” Ma quando chiedevo perché ritenevano che le altre persone non frequentassero, solitamente mi davano in ogni caso le loro ragioni personali.
4. Se lei stesse cercando una chiesa da frequentare, cosa cercherebbe in particolare?
Questa domanda in particolare mi ha insegnato di più a pensare come un non credente, rispetto ad un intero seminario. Ho scoperto che la maggior parte delle chiese offrivano programmi ai quali i non credenti non erano interessati.
5. Che cosa potrei fare per lei? Che consigli può dare a un ministro che vuole veramente essere utile alla gente?
Questa è la domanda più importante che la chiesa deve porre alla sua comunità.
Studiate i Vangeli e notate quante volte Gesù chiedeva a qualcuno: “Cosa vuoi che io ti faccia?” Egli iniziò dai bisogni delle persone.
Durante quest’inchiesta mi presentavo dicendo: “Salve, mi chiamo Rick Warren. Sto effettuando un sondaggio nella nostra comunità. Non sono qui per vendere o per farle firmare qualcosa. Vorrei solamente farle cinque domande. Non ci sono risposte giuste o sbagliate, e serviranno solo due minuti”.
Parecchie migliaia di chiese ora utilizzano questo questionario nelle loro comunità. Una denominazione a cui ho offerto la mia consulenza ha usato queste domande per avviare 102 nuove chiese in un solo giorno! Se non avete mai condotto un’inchiesta tra i non credenti e i non praticanti della vostra area, ve lo raccomando caldamente.