Quest’articolo è stato scritto da Andrea Thomas per la sua mailing list chiamata “Sapere per Fare“. Usato con permesso.
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Vediamo cosa avrebbe fatto l’apostolo Paolo. Cominciamo guardando la sua storia personale, in maniera schematica.
AD 30 – l’anno della crocifissione, della resurrezione e della Pentecoste: l’inizio della Chiesa!
AD 32-33 – possibile anno della morte del primo martire, Stefano: Saulo c’è, nelle retrovie, avendo già svolto una sua formazione a Gerusalemme da giovane presso il filosofo fariseo Gamaliele.
AD 35-36 – probabile anno della conversione di Saulo, sulla via di Damasco, poi per tre anni si ritira tra l’Arabia e Damasco (Gal. 1:17) e lo ritroviamo a Tarso, sua città natale. Barnaba lo convoca ad Antiochia di Siria, la terza città dell’Impero Romano per popolazione (500.000! dopo Roma e Alessandria d’Egitto), per il risveglio che sta succedendo là, quindi lui è già “in vista” e verrà presto nominato tra i “profeti e dottori” di Antiochia (At. 13:1).
AD 45 circa – Barnaba e Saulo (qui cambierà il nome in Paolo) vengono inviati nel primo viaggio missionario, che sicuramente dura almeno due anni; fondano sette chiese e, dopo, si fermano ad Antiochia “per parecchio tempo” (At. 14:28).
AD 50 – c’è il Consiglio di Gerusalemme, sulla questione della circoncisione dei gentili, e Paolo e Sila, Barnaba e Giovanni Marco vengono inviati separatamente alle chiese per comunicare l’esito del Consiglio; Paolo, visitando Listra, “si prende” Timoteo (At. 16:3) e, probabilmente sempre in Galazia, anche Luca (At. 16:10). Poi Tito, a Troas (2 Co.2:12-13), e diversi altri, nel corso del suo secondo viaggio missionario (Sopatro di Berea, Aristarco e Secondo di Tessalonica, Gaio di Derbe, Trofimo di Mileto, Priscilla ed Aquila: At. 20:4 e 2 Ti.4:20, At.18:18-19). Questo “portare in missione” altri caratterizza il servizio formativo di Paolo, che lo svolge continuamente.
AD 52 – rientro a Antiochia, poi viaggio a Gerusalemme “dopo 14 anni” (Gal. 2:1) per incontrare gli apostoli Giacomo, Pietro e Giovanni ed andare fra i gentili, per il terzo viaggio missionario, AD 53 probabilmente – rivisitano le comunità della Pisidia e della Galazia, poi Efeso, dove si fermano con Sila per tre anni (At.-20:31). Poi ancora in Macedonia e Grecia (in particolare Corinto,) per altri mesi (At. 20:3), ripassa dalla Macedonia e da Troas, poi Mileto dove incontra gli anziani di Efeso, poi Rodi e Tiro, per essere a Gerusalemme per Pentecoste. Siamo nel 58 AD, e c’è l’arresto.
AD 60 – due anni vengono trascorsi in prigione a Cesarea, poi si parte per Roma, ma ci si ferma a Malta e passa un altro anno; verso il 61 AD Paolo è agli arresti domiciliari a Roma, per un paio di anni, poi secondo la tradizione viene liberato e va a Creta (Tito 1:5), da Filemone e, forse, in Spagna; poi il secondo arresto, sotto Nerone nella persecuzione dei cristiani dopo l’incendio di Roma nel 64 AD e le ultime epistole dal carcere (2 Timoteo e Tito) e il martirio (AD 66/67 circa), dopo un cammino cristiano durato circa trent’anni, molte chiese fondate, molte epistole e discepoli formati e lasciati a lavorare sul campo, seguiti via lettera, coi collaboratori e anche visite personali.
Quindi, come faceva Paolo a discepolare? Vediamo il caso Timoteo:
- Timoteo è definito “un discepolo” e ha buone radici (Loide e Eunice, 2 Ti.1:5): il passato;
- Ha una buona testimonianza da più chiese (At.16:2), quindi lavorava: il suo presente;
- Paolo volle che andasse con lui (At.16:3) ma ci sono anche profezie (1 Ti.1:18, 4:14; 2 Ti. 1:6) quindi Paolo (e altri) ha avuto una visione per il suo futuro;
- Timoteo accettò di essere circonciso (dolore!) per la missione (At.16:3): è sottomesso;
- Vediamo in 1 Tes. 1:1, 2:6 e 3:2 che Timoteo viene nominato tra gli apostoli, e questo è il genere di lavoro che svolge nella zona intorno a Efeso ordinando anziani (1 Tim. 1:3, 4:12) nonostante la sua “giovane età”, poi Paolo gli dirà di imparare a delegare (2 Tim. 2:2).
Se dovessimo fare lo stesso anche noi:
- Scegliamo un Timoteo (un discepolo) con un buon passato, non proprio novizio;
- Che abbia la testimonianza di essere un lavoratore valido nel suo presente;
- Portiamocelo dietro quando possibile, attenti a eventuali indicazioni profetiche per il futuro;
- Chiediamogli sottomissione e ascolto: di solito sarà più giovane di noi;
- Paolo chiama Timoteo “mio caro figlio”: cerchiamo di costruire un rapporto empatico.