Implicazioni del credere alla teoria dell’evoluzione
Quest’articolo estratto dal libricino “Evoluzione: Mito o Realtà?” di John Blanchard. Appare qui per gentile concessione di Edizioni Passaggio.
Prof. Provine, “un ateo totale,” conclude: “La moderna biologia evolutiva ci dice in modo forte e chiaro… Non ci sono dèi, non c’è vita dopo la morte, la vita non ha significato, e non c’è neppure nessuna libertà di scelta”.
Accettare la teoria dell’evoluzione è molto più di una scelta intellettuale. Significa inchiodare il proprio pensiero a un sistema di fede materialistico che riduce ogni cosa alla natura e ai processi naturali e ciò ha conseguenze di vasta portata.
William Provine, professore di storia e scienze biologiche alla Cornell University, che si definisce “un ateo totale”, ci fornisce più di un semplice accenno di dove porti tutto questo:
“Lasciatemi riassumere le mie vedute su ciò che la moderna biologia evolutiva ci dice in modo forte e chiaro… Non ci sono dèi, fini, forze-guida di nessun tipo. Non c’è vita dopo la morte… Non c’è un fondamento ultimo per l’etica, la vita non ha significato, e non c’è neppure nessuna libertà di scelta per gli umani”.
…se il mondo è “semplicemente lì”, se la vita è il risultato di un affascinante caso fortuito, e se noi stessi non siamo più che incidenti biologici, finiamo per trovarci di fronte a una valanga di domande:
- Se le informazioni hanno origine per caso, come possiamo sapere se una cosa è vera oppure no…?
- Come possono mucchi di elementi biologici avere diritto alla giustizia, alla libertà, al possesso o alla felicità, o anche alla vita stessa? Che cosa ci attribuisce un valore maggiore rispetto alle rocce o ai rettili, agli alberi o alle termiti…?
- Perché dovremmo cercare uno scopo o un significato per la nostra vita? Che senso ha, per delle macchine geneticamente programmate, parlare di “qualità della vita” e di “valori”, o interessarsi ad obiettivi e aspirazioni?
- Visto che è impossibile saltare dagli atomi all’etica e dalle molecole alla moralità, come facciamo ad avere un innato senso di ciò che è giusto e di ciò che è sbagliato? Da dove è venuta la coscienza, e perché ha un tale straordinario potere? Perché a volte ci sentiamo in colpa o proviamo vergogna…?
- Se la sopravvivenza dei più adatti è la maggiore ricompensa dell’evoluzione, perché non dovremmo sostenere la non-sopravivenza degli inadatti? Perché mai dovremmo prenderci cura dei deboli, degli infermi di mente, dei malati cronici, degli anziani, o degli affamati?
Non dovremmo dare una mano all’evoluzione, sbarazzandoci di loro prima è, meglio è…?
Affermare di crederci è una cosa, ma vivere coerentemente con tutte le sue implicazioni, è un’altra storia! Possiamo seriamente e coerentemente vivere come se dovessimo la nostra esistenza a milioni di assurde casualità, come se non ci fosse nessun ordine razionale o morale, o come se in sostanza fossimo solo concime in via di produzione?
C’è un’alternativa…nella Bibbia!