Fondazione di chiese nuove

Difficoltà iniziali nel piantare una chiesa

Questo post è stato estratto dal libro Pianta un seme e guarda che succede da Andrew Irving Thomas. Questo libro sulla fondazione di chiese è disponibile (in italiano e inglese) presso Edizioni Didachè. Usato ed adattato con permesso dell’autore.

Come con tutte le cose nuove, ci saranno delle difficoltà. Parlavo con un ragazzo da poco sposato e da pochissimo diventato papà, e mi diceva che sta imparando molte cose, e che nessuno gliele aveva insegnate prima. In effetti, non c’è una “scuola per papà”, oltre all’esempio ricevuto da altri.

Così è anche per i “pianta chiese”. Non c’è quasi mai una scuola appropriata al fatto, ci si trova in ballo, e bisogna imparare a ballare! …

Vediamo delle possibili “difficoltà di percorso” in una comunità appena nata.

  1. Di solito è piccola, come l’inizio di una piccola famiglia.
  2. Di solito non è ricca, come lo è una famiglia generica al suo inizio.
  3. Di solito manca di tutte le professionalità che servirebbero.
  4. Di solito è fortemente familiare, cioè composta da diversi parenti.
  5. Di solito ha una visione limitata nel tempo: una visione “a breve termine”.

Consideriamo insieme questi punti:

1. La chiesa piccola

La comunità piccola ti permette di dare molta attenzione al singolo che si avvicina, si interessa e si converte; quando la comunità sarà grande, dovrai delegare tutto questo, ma è quasi come se il Signore ti facesse fare scuola, e penso che sia davvero così. Impari a seguire delle persone con le loro difficoltà, che poi ti saranno utili come parametri per tutta la vita. Poi, dopo, imparerai ad insegnarlo ad altri.…

2. La chiesa povera

Anche questo è normale all’inizio, e ti insegna a gestire le tue finanze: pensa se partisse già da subito come una chiesa milionaria, ti sembrerebbe do poter fare tutto anche senza la fede! Allora è meglio imparare a gestire i due spiccioli che abbiamo, per poi gestire i sesterzi. La chiesa non è mai povera, deve solo imparare a gestire le proprie finanze, all’inizio limitate ma poi gestite dalla grazia di Dio….

Vedi anche il posto di Andrea Thomas sul “Perché piantare una nuova chiesa?”

3. I servi professionali

Anche questi arriveranno pian pianino. Se Dio li mandasse subito, tutti dipenderebbero dalla loro professionalità, che non è proprio quello che il Signore richiede; Lui vuole l’umiltà, insieme alla professionalità, e questa arriva dopo un po’ di gavetta. Dio lo sa bene che ogni comunità ha bisogno di gente professionale, per seguire i bimbi, per seguire il gruppo musicale, per seguire l’amministrazione e mille altre cose: ma li aggiunge gradualmente, così le persone si possono inserire per gradi e non per signoria….

4. La chiesa famigliare

Una famiglia apre la sua casa, il marito e la moglie si buttano nel servizio al cento per cento, quindi i loro figli sono coinvolti, anche loro malgrado, e finiscono nel servizio. Il Signore poi ha un suo modo di farli lavorare per farli avere anche una loro esperienza personale, che non mancherà nei figli di chi serve….

La vera crisi viene quando si trovano comunità dove quelli nel servizio hanno tutti lo stesso cognome, e dove quelli con un cognome diverso vengono emarginati ed esclusi. Stiamoci attenti, perché si può cadere nel nepotismo, cioè nell’incoraggiare solo i propri parenti.

5. La visione limitata

All’inizio è semplicemente quella di aprire un locale perché in casa ormai si sta stretti….

Ogni comunità comunque avrà una sua visione nel tempo, quella di raggiungere i perduti del quartiere, di dare da mangiare agli affamati con una mensa, di costruire una casa per orfani in Africa e così via. Sarà utile che la scelta del locale rispecchi anche la visione che si vuole raggiungere….

La cosa più importante per il Signore era ed è rimasta la salvezza delle anime. Quindi la visione di una comunità locale potrà parlare del quartiere, dell’Africa, dei poveri o degli emarginati, ma alla base dovrà parlare della salvezza delle persone e di un cambiamento di vita importante, la loro conversione.

Sarebbe buono se ogni comunità “scrivesse la visione” con un nome, o con poche parole che siano facili da ricordare; alcune usano acronimi, come ARCA per esempio, che oltre a ricordare l’arca di salvezza di Noè sta per: Accoglienza, Rinnovamento, Comunione, Adorazione.