Predicazione

Predicazione espositiva, parte 2: L’idea centrale

Questo post è stato estratto dal libro La Predicazione della Parola. Il sermone espositivo: come svilupparlo e trasmetterlo di Haddon W. Robinson. Usato ed adattato con permesso dell’IBEI Edizioni.

I predicatori, come coloro che li ascoltano, forse concepiscono il sermone come un insieme di punti che si collegano poco l’uno con l’altro. Tre o quattro idee che non si collegano all’idea che le comprende tutte, non fanno un sermone; fanno tre o quattro mini sermoni predicati tutti in una sola volta. Raramente i sermoni vengono bocciati perché hanno troppe idee; molto spesso vengono bocciati perché trattano troppe idee non collegate tra loro….

Perciò per confermare maggiormente la nostra definizione della predicazione espositiva sosteniamo che “la predicazione espositiva è la comunicazione di un concetto biblico”. Questa è la cosa essenziale. Un sermone dovrebbe essere una pallottola e non un pallino da caccia. Idealmente ogni sermone è la spiegazione, l’interpretazione o l’applicazione di una sola idea dominante supportata da altre idee, tutte ricavate da un solo brano o da diversi brani della Scrittura.

L’importanza di una sola idea

Donald G. Miller, in un capitolo dedicato all’essenza della predicazione della Parola, ribadisce quanto segue:

“Ogni singolo sermone dovrebbe esprimere solo un’idea principale. I punti o le suddivisioni dovrebbero costituire le parti di questo unico grande pensiero. Come i bocconi di qualsiasi tipo di cibo sono tutti parte dell’insieme, tagliati in tanti pezzettini da risultare sia gustosi che digeribili, così i punti di un sermone dovrebbero essere sezioni più piccole dell’unico tema, divise in frammenti ancora più piccoli affinché la mente possa afferrarli e la vita possa assimilarli… Ora siamo pronti a ridurre il peso di questo capitolo in termini semplicissimi. Ed è questo. Ogni sermone dovrebbe avere un tema e questo dovrebbe essere il tema del brano della Scrittura su cui si basa.” [The Way to Biblical Preaching, pp. 53-55 (il corsivo è originale).]

Nel Nuovo Testamento lo storico Luca fa degli esempi di predicazione che consentivano alla chiesa di scoprire e comprendere il mondo antico. I sermoni degli apostoli erano, senza alcuna eccezione, la proclamazione di una sola idea diretta ad un particolare uditorio. Donald R. Sunukjian è giunto alla conclusione che “ogni sermone dell’apostolo Paolo è incentrato su una sola idea o su un solo pensiero semplice. Ogni sermone si concretizza in una sola frase che esprime la somma e la sostanza di tutto il discorso. Tutto il contenuto del sermone… porta ad un solo tema globale, si sviluppa intorno a questo o scaturisce da questo.” [Patterns for Preaching: a Rethorical Analysis of the Sermons of Paul in Acts 13, 17 and 20, p. 176.]

La formazione di un’idea

Per definire un’idea “con scrupolosa esattezza” dobbiamo sapere in che modo si formano le idee. Se riduciamo un’idea alla sua struttura di base, vediamo che si compone solo di due elementi essenziali: un soggetto e un complemento, entrambi necessari. Quando parliamo del soggetto di un’idea, intendiamo riferirci alla risposta completa, precisa, alla seguente domanda: “Di cosa sto parlando?”

Un soggetto non può starsene da solo. Da solo è incompleto e perciò ha bisogno di un complemento. Il complemento “completa” il soggetto rispondendo alla seguente domanda: “Cosa sto dicendo di ciò di cui sto parlando?”

Se i termini soggetto e complemento vi confondono, allora cercate di pensare al soggetto come a una domanda e al complemento come la risposta a quella domanda. I due insieme formano l’idea.

Anche se emergeranno altre domande, mentre c’impegniamo con tutte le nostre forze a capire ciò che l’autore biblico intendeva dire, le seguenti due domande sono fondamentali: “Di cosa parla esattamente l’autore?” e “Cosa dice di ciò di cui parla?”

Esempi di come si formano le idee

Per alcuni brani biblici risulta relativamente semplice scoprire il soggetto e i complementi, per altri individuarne l’idea costituisce una vera e propria grande sfida. Il Salmo 117 ci offre l’esempio di un pensiero semplice. Il salmista esorta:

Lodate il Signore, voi nazioni tutte!
Celebratelo, voi tutti i popoli!
Poiché la sua bontà verso di noi è grande,
e la fedeltà del Signore dura per sempre.
Alleluia.

Non comprenderemo questo Salmo finché non avremo individuato il suo soggetto. Di cosa parla il salmista…? Il soggetto è precisamente questo: il motivo per cui tutti dovrebbero lodare il Signore. Allora, cosa dice il salmista a proposito di questo?  Per questo soggetto egli ha due complementi. Il Signore dovrebbe essere lodato, primo, perché la sua bontà è grande e, secondo, perché la sua fedeltà dura per sempre….

Il breve diario di Abacuc consiste in una serie di conversazioni che il profeta ha avuto con Dio. All’inizio del primo capitolo, Abacuc appare arrabbiato con Dio per il fatto che Egli ha lasciato impunita l’iniquità della nazione di Giuda e delle altre nazioni in generale. La prima cosa da farsi è identificare le idee che formano la disputa che il profeta ha avuto con Dio.

Ababuc inizia con un lamento nel cap.1 vv. 2-4. Una volta identificati il soggetto e il complemento, l’idea che ne scaturisce è la seguente:

  • Il soggetto: di cosa si lamenta Ababuc circa l’ingiustizia che vede in Giuda?
  • Il complemento: egli si chiede perché mai Dio, che è giusto, non giudichi la nazione per il suo peccato.
  • L’idea: Ababuc si lamenta perché il suo Dio, che è giusto, non punisce il peccato di Giuda.

La risposta di Dio al profeta è nel cap. 1 vv. 5-7. Anche nella risposta di Dio si possono identificare un soggetto e un complemento.

  • Il soggetto: in che modo Dio giudicherà Giuda?
  • Il complemento: Dio si servirà dei Caldei, gente malvagia, per punire il suo popolo.
  • L’idea: Dio si servirà dei Caldei, gente malvagia, per punire il suo popolo.

In ciascun brano che abbiamo esaminato abbiamo identificato il soggetto e il suo complemento (o i suoi complementi) per scoprire la struttura dell’idea…. La comprensione di ciò che leggiamo è strettamente legata alla capacità di esprimere con chiarezza il soggetto e il complemento del brano, oggetto di studio. E chi ci ascolta predicare non capirà ciò che diremo a meno che non riuscirà a rispondere alle domande di base:

  • Di cosa si è parlato oggi?
  • Cosa si è detto di ciò di cui si è parlato?

Vedi anche:


Questo post è stato estratto dal primo capitolo del libro La Predicazione della Parola. Il sermone espositivo: come svilupparlo e trasmetterlo. Proprietario dell’opera in lingua italiana edizione 2022: Istituto Biblico Evangelico Italiano (dal titolo originale: Biblical Preaching – The development and delivery of expository messages (Terza edizione) Copyright (c) 1980, 2001, 2014 Haddon W. Robinson).